La Cina si appresta ad ultimare una vera e propria piattaforma finanziaria, infrastrutturale e tecnologica che gli consentirà di imporre il suo modello di globalizzazione. Un modello alternativo a quello dell’Occidente che, plausibilmente, cambierà gli equilibri in molti ambiti.
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Due strade diverse
Mentre l’Occidente punta ancora sulla forza militare per affermare la propria egemonia, la Cina segue un’altra strada: il dominio economico. Pechino sta espandendo la sua sfera d’influenza su interi continenti come l’Africa e il Sud America. Lo strumento per farlo è la Via della Seta, che non è solamente la via di comunicazione tanto sponsorizzata dal ministro degli Esteri Di Maio, ma una vera e propria piattaforma finanziaria, infrastrutturale e tecnologica attraverso cui la Cina sta imponendo il suo modello di globalizzazione alternativo a quello statunitense ed europeo.
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La Via della Seta
Cosa sia oggi la Via della Seta lo ha spiegato molto bene Eric Olander, fondatore di The China Africa Project nella puntata di Presa Diretta del 14 marzo. «La Via della Seta – spiega Olander – è qualcosa che esiste già e non un progetto che sarà realizzato tra 20 anni. Prendiamo due paesi che fanno parte dell’accordo, per esempio Kazakistan e Kenya, e vediamo cosa già oggi succede quando avviene uno scambio commerciale tra di loro. Ipotizziamo che un acquirente del Kazakistan voglia comprare dei fiori prodotti in Kenya. Va sul sito di ecommerce cinese Alibaba, fa la ricerca del prodotto ed inserisce l’ordine di acquisto. Questo passa attraverso una infrastruttura digitale costruita dai cinesi e arriva a un satellite anch’esso cinese. Poi viene ritrasmesso in Kenya dove il produttore lo riceve su uno smartphone cinese che funziona sulla rete 4G costruita dall’azienda cinese Huawei».
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I flussi di pagamento
Olander spiega poi come avvengano i flussi di pagamento, in barba ai sistemi tradizionali. «Il pagamento viene fatto utilizzando una moneta digitale cinese, lo Yuan, senza usare il sistema interbancario SWIFT o il Dollaro. Non viene dunque utilizzato nessuno degli standard che hanno regolato il mondo finanziario internazionale negli ultimi 70 anni. A questo punto l’agricoltore kenyano prepara la scatola di fiori e la spedisce. Il pacco viene tracciato lungo tutto il percorso dal sistema satellitare cinese Baidu e non più dal sistema americano GPS. Viaggia su una ferrovia costruita dai cinesi verso la costa fino alla zona franca di interscambio cinese al porto di Mombasa. Qui la dogana pesa e registra il pacco utilizzando computer e scanner cinesi. La scatola di fiori viene quindi imbarcata su una nave di Cosco (compagnia di shipping cinese) che lo consegna in qualche porto asiatico gestito dai cinesi. Da lì infine viaggia su ferrovie e strade costruite dai cinesi fino al luogo di consegna. Questo succede su un pacco che non è mai stato in Cina».
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Un modello alternativo
Il sistema risulta essere, a tutti gli effetti, un vero e proprio competitor del modello di globalizzazione occidentale. «Questo ovviamente – sottolinea Olander – irrita profondamente gli americani e gli europei che sono sempre stati abituati a dettare le regole del gioco a tutti». Bisogna quindi riconsiderare totalmente il concetto canonico di “Via della Seta” per come lo conoscevamo, capendo che si tratta di un vero e proprio ordine economico internazionale, basato su denaro, infrastrutture e tecnologie cinesi. Per contrastarlo gli Stati Uniti e l’Europa hanno recentemente lanciato due programmi alternativi. Biden lo scorso giugno nel corso del G7 in Cornovaglia ha presentato il Build Back Better World e Ursula von der Leyen il piano europeo Global Gateway. Ne avete contezza? entrambi i progetti sono praticamente sconosciuti all’opinione pubblica occidentale.
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Il mondo sta cambiando
Non servono analisi geopolitiche molto sofisticate per comprendere come la Cina si stia proponendo come leader mondiale in ambito economico. Un gigante di quasi 1 miliardo e mezzo di abitanti guidato da un regime con idee molto chiare su come dominare il mondo, che riesce anche ad imporsi con fermezza rispetto all’ascesa dei nuovi oligarchi cinesi. Il ridimensionamento imposto da leader cinese Xi Jinping al fondatore di Alibaba, Jack Ma, è un messaggio chiaro per tutti gli altri capitalisti: esiste un limite da rispettare. Sul fronte occidentale, dove i rapporti di forza si sono invertiti da tempo, la politica, di contro, ha ceduto agli interessi di quelle élite economiche che invece di produrre hanno pensato più alla finanza. La globalizzazione e la conseguente delocalizzazione ne sono i segnali. Una grossa parte della produzione occidentale è stata delegata alla Cina, in nome del risparmio e della profitti, svuotando il proprio territorio da asset strategici di vitale importanza.
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