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“Dall’Afghanistan un’ondata di profughi senza precedenti”: i numeri che spaventano l’Europa

Pubblicato il 20/08/2021 11:40

Gli effetti della crisi in Afghanistan, con la precipitosa fuga delle forze occidentali e la riconquista del Paese da parte dei talebani, sono appena iniziati. Mentre il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si preoccupa per la tintarella e il premier Mario Draghi fatica a rilasciare dichiarazioni comprensibili in merito, la fuga della popolazione afghana verso l’Occidente continua infatti senza tregua. Persone disperate, alla ricerca di una nuova vita lontana dagli orrori dei “professori della fede”. Un flusso che sarà, però, difficilissimo gestire.

La Farnesina ha confermato che oltre 500 afghani sono già arrivati in Italia, primo segnale di quella che rischia di trasformarsi nella più grande crisi umanitaria del recente passato. Persone che sono state ospitate in vari Comuni, da Nord a Sud, da Milano a Roma passando per Ferrara, Bologna, Firenze, Bolzano. Il Viminale ha annunciato che a breve saranno anche pronti i Centri di Accoglienza Straordinari, gestiti dalle Prefetture. La portata dell’emergenza, però, rischia di farsi sconfinata.

Al momento, il nostro Paese accoglie tra i suoi confini 76.488 migranti, di cui 1.237 negli hotspot, 49.829 nei Cas e 25.422 nei Sai (Sistema Accoglienza Immigrazione). Questi ultimi, secondo una ricognizione dell’Anci, hanno ancora 300 posti a disposizione per gli afghani. Ne servono, ovviamente, molti di di più. Con il presidente dell’associazione, il sindaco di Bari Antonio Decaro, che ha subito lanciato l’allarme: “Chiediamo al Viminale di aumentare i fondi per il sistema Sai, tanti comuni che si sono messi a disposizione

Al momento, le persone che attraversano ogni giorno i confini con il Pakistan sono circa 5.000. Una media spaventosa, anche se come chiarito dalle associazioni umanitarie: “È presto per i bilanci, visto che ci sono anche alcuni commercianti”. Il rischio, in ogni caso, è un’ondata di oltre 250.000 profughi. Una mole che difficilmente il nostro governo e il nostro ministro degli Esteri, più impegnato a pensare alle spiagge che alla geopolitica, potrebbero gestire con successo.

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