Un’emergenza senza precedenti, quella con la quale ci troviamo purtroppo a fare i conti in queste settimane difficili. Che richiede, per essere affrontata a testa alta, strumenti straordinari. Quelli ai quali l’Italia, costretta dalle imposizioni di Bruxelles, non può fare ricorso e che invece gli Stati Uniti hanno prontamente messo in campo. A spiegare bene il significato della risposta di Trump al coronavirus è il New York Times, che analizzando la strategia americana ha chiarito: “Gli Usa hanno reagito al Covid-19 con il più massiccio intervento della loro storia: 2 mila miliardi di dollari. Da dove arrivano tutti questi soldi? Sostanzialmente, dal nulla”.
Le teorie economiche tradizionali assegnano ai governi e alle banche centrali ruoli distinti. I primi si occupano della politica fiscale, scegliendo come spendere al meglio i soldi raccolti dallo Stato tramite tasse e prestiti per il bene del Paese. Le seconde, invece, usano varie leve di politica monetaria per assicurare il buon funzionamento dell’economia. Un dogma spazzato completamente via dalla strategia americana, che ha rotto in pochi istanti questa ortodossia.
Il piano di Trump prevede infatti il verificarsi di due fenomeni contemporaneamente: da un lato il governo a stelle e strisce aumenta in gran misura il suo debito, dall’altro la Federal Reserve, allo stesso tempo, acquista un ammontare pressoché illimitato di debito pubblico. Teorie che un tempo erano ai margini degli studi economici sono così diventate di strettissima attualità, con il muro che separa tradizionalmente politica fiscale e monetaria crollato di botto. D’altronde, come sottolineato da diversi esperti, si tratta di una rivoluzione solo apparente: “Quello che sta succedendo è semplicemente che le relazioni tra il governo e la Federal Reserve, che è sempre esistita, è ora trasparente, sotto la luce del sole” è stato il commento di Stephanie Kelton, professore di Economia alla Stony Brook University.
L’idea di una banca centrale che stampi moneta per permettere al governo di pagare i suoi debiti è solitamente demonizzata dagli storici dell’economia, che rievocano periodi disastrosi come la Repubblica di Weimar tedesca, quando l’inflazione aveva fatto precipitare il marco costringendo i cittadini ad andare in giro con chili di moneta, dal valore ormai minimo. Ma l’esempio del Giappone, dove la banca centrale ha acquistato per diverso tempo bond statali, insegna l’opposto. E d’altronde molti esperti hanno evidenziato come gli Usa potrebbero aumentare il proprio deficit rispetto all’attuale senza rischiare catastrofi.
Vero, si tratta di misure di emergenza legate soltanto a situazioni straordinarie. Ma non c’è niente di male a farvi ricorso. Peccato che a Bruxelles, da quell’orecchio, continuino a non voler sentire. E che l’Italia rischi di dover pagare un prezzo altissimo per le imposizioni di un’Unione Europea al servizio innanzitutto dei Paesi del Nord.
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