Un’accusa inaccettabile, razzista, offensiva. Figlia di ignoranza e di un malcelato complesso di superiorità che fa sentire i tedeschi padroni di un’Europa alla quale dovrebbero invece dire grazie, per aver permesso loro di rialzare la testa nel Dopoguerra consentendo alla Germania di diventare la potenza economica che è oggi. Quando sono gli altri a essere in difficoltà, però, Berlino perdere improvvisamente la memoria. E tace di fronte agli attacchi del quotidiano di stampo conservatore Die Welt, secondo il quale gli aiuti europei invocati dall’Italia finirebbero nelle tasche della mafia.
Un’affermazione accompagnata da una richiesta precisa alla cancelliera Angela Merkel, quella di non cedere sulla richiesta dei coronabond avanzata dall’Italia stessa. “Dovrebbe essere chiaro che in Italia – dove la mafia è forte e sta adesso aspettando i nuovi finanziamenti a pioggia di Bruxelles – i fondi dovrebbero essere versati soltanto per il sistema sanitario e non per il sistema sociale e fiscale” si legge sulle pagine del giornale tedesco. E ancora: Gli italiani devono essere controllati da Bruxelles e usare i fondi in modo conforme alle regole. Anche nella crisi del coronavirus i principi fondamentali devono valere ancora”.
Parole che si commentano da sole, accompagnate dalla condanna unanime dell’intero scacchiere politico italiano, dal ministro degli Esteri Di Maio al leader dell’opposizione Salvini. E che suonano particolarmente grottesche se si tiene conto di come arrivino da un Paese bravissimo nel fare la predica agli altri ma particolarmente restio nel recepire le norme che l’Italia ha adottato da tempo per contrastare le mafie. Mafie che, tra l’altro, hanno più volte fatto capolino anche dalle parti di Berlino, come testimoniato dalle tante indagini che hanno evidenziato la presenza della ‘ndrangheta in particolar modo nella gestione di alcuni locali tedeschi.
Berlino tergiversa nel prendere posizioni dure nei confronti di quanto scritto dalla testata. Nel frattempo, è impegnato in una battaglia di contenimento di fronte alle richieste di Italia, Spagna e Francia, rifiutando di condividere con loro il rischio della ricostruzione economica post coronavirus. I primi della classe, in Europa, solo quando c’è da far valere le proprie ragioni. Arroganti, spocchiosi, offensivi. Non a caso, la guida di un’Unione che non funziona e che mostra in queste settimane tutti i propri limiti.
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