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Aiuti a sanità e aziende, Italia fanalino di coda

Pubblicato il 06/04/2020 15:04 - Aggiornato il 06/04/2020 15:08

Si dice che l’erba del vicino è sempre la più verde e in questo caso lo è davvero e con valide motivazioni. Francia e Germania stanziano più soldi di noi per aiutare il loro Sistema Sanitario e per attutire la chiusura di fabbriche e uffici. Lo dimostra chiaramente un documento, proposto dagli studi del Senato, in cui gli aiuti promossi, per far fronte allo stato emergenziale, da alcuni dei nostri vicini Paesi europei vengono analizzati, sintetizzati e messi a confronto. Usando come criterio i miliardi stanziati rispetto al Pil, risulta che la Francia fa più di noi e la Germania occupa il podio con uno stacco tre volte superiore rispetto al nostro. 

La cifra complessiva messa in campo dalla Germania, con il pacchetto approvato nel mese di marzo, è di 156 milardi di euro. Cifra che corrisponde al 4,5% del Pil. Vengono subito stanziati a favore del sistema sanitario 3,5 miliardi, somma uguale a quella italiana, ma 58,5 restano pronti in caso di necessità. Per le aziende, invece, l’effetto prodotto dalla manovra garantirà una liquidità pari a 822 miliardi. In Francia si stanziano 45 miliardi di euro. Somma pari al 2% del Pil. 2 miliardi per la sanità e 300 miliardidi  liquidità prodotta dall’effetto leva per sostenere l’economia.

Press Conference of Emmanuel Macron President of the French Republic, Italy-France Summit in Naples, February on 27,2020 (Photo by Paolo Manzo/NurPhoto via Getty Images)

L’Italia, invece, che per prima è stata colpita e per prima ha dato l’arresto al sistema, sfoggia un bel 1,4% del Pil. Con il decreto di marzo corrono ai ripari 25 miliardi. 3,5 come dicevamo, per fronteggiare il crollo del sistema sanitario e il resto per sostenere l’economia della Nazione. Ma, tralasciando per un attimo i confronti con i vicini e rimanendo focalizzati sui panni sporchi di casa, è impossibile non considerare che ad oggi non risulta arrivato ancora un euro a tutti coloro i quali disperatamente lanciano grida di appello. Dopo più di un mese da quando è stato privata la libertà di movimento e di conseguenza di lavoro, lo Stato non aiuta chi ha necessità urgenti.