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Vince Putin perde l’Europa. Gas e petrolio, la mossa di Mosca isola l’Unione Europea

Pubblicato il 13/08/2022 15:42

L’obiettivo europeo di diminuire i consumi energetici del 15% per contrastare la diminuzione delle forniture di gas dalla Russia, oltre ad essere una vera e propria “zappa sui piedi”, rischia di rivelarsi persino una decisione superata. Lo scenario muta rapidamente ed imprevisti come la siccità stanno accelerando alcune dinamiche, facendo scorgere all’orizzonte una vera e propria “tempesta perfetta”, da cui non sarà affatto semplice uscire illesi.
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Le cause della “tempesta”

Una tempesta alimentata da molti elementi, con i quali i paesi europei più colpiti già si stanno confrontando. La Francia è in difficoltà con le sue centrali nucleari, l’inizio dell’embargo europeo (autoimposto) sul carbone, le polemiche in Italia sulla collocazione dei rigassificatori e via discorrendo non fanno altri che andare a peggiorare una situazione già di per sé estremamente pericolosa. Senza contare che la Cina sta assumendo un ruolo sempre più centrale nel mercato energetico, non solo dal lato degli acquisti di gas e petrolio ma anche su diversi altri fronti. Accanto a questi elementi di difficoltà, che sono evidenti, ve ne sono altri meno immediatamente visibili, che però contribuiscono o potranno contribuire ad aumentare la tensione del sistema energetico.
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Il nuovo gasdotto tra Russia e Cina

Proprio la Cina si sta muovendo per iniziare a dare una risposta alla fame di energia in continua crescita delle sue stesse infrastrutture e del suo stesso tessuto industriale. Una fame che si attesta sui 379 miliardi di metri cubi di gas l’anno (dato al 2021, fonte Statista.com). Per garantire l’approvvigionamento di gas, dal 2024 entrerà in funzione il gasdotto Power of Siberia 2, in grado di trasportare 50 miliardi di metri cubi l’anno e sul quale la Russia ha previsto di investire 55 miliardi di dollari. Con un consumo stimato pro capite nel 2040 superiore a quello dell’Ue, Pechino potrebbe diventare il controllore del mercato mondiale. Ciò anche in campo petrolifero, dove registra un eccesso del 30% della capacità di raffinazione.
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La Cina si posiziona sul mercato petrolifero

Come riporta Il Messaggero dunque, se la Cina volesse, potrebbe tranquillamente posizionarsi come esportatore di prodotti petroliferi verso l’Occidente. A ciò si aggiunga che, come certifica l’Iea, nell’ultimo decennio la produzione globale fotovoltaica si è spostata sempre più da Europa, Giappone e Stati Uniti verso la Cina, che nel settore ha investito oltre 50 miliardi di dollari dieci volte più dell’Europa e dal 2011 ha creato oltre 300.000 posti di lavoro nella filiera. Di fronte ad un simile scenario ed alla possibile tempesta perfetta che si agita sui cieli d’Europa, è ancor meno rassicurante l’assuefazione verso l’impatto dei rincari per energia e materie prime, che formano un’onda sempre più alta e minacciosa, che si va registrando in una parte della popolazione.
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L’asse Russia-Cina si rafforza, l’Europa collassa.

In definitiva, mentre l’Europa annaspa, l’asse tra Russia e Cina si rafforza clamorosamente. La prima rimarrà la monopolista del mercato del gas, almeno nel vecchio continente. Di contro, Pechino si appresta a dominare quello del petrolio, in cui ha un eccesso del 30% della capacità di raffinazione. E noi? Rischiamo di rimanere al freddo e senza una lira… Complimenti vivissimi ai governi che hanno reso possibile tutto questo e, soprattutto, all’Europa dei burocrati.

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