“Niente da fare, nemmeno in questo giro il parlamento ha potuto votare sul Mes”. Perché? La domanda se la pone il senatore Gianluigi Paragone, e insieme a lui milioni di italiani. Paragone dà una risposta e una sua chiave di lettura in un articolo pubblicato oggi, 19 giugno, su Il Tempo. Scrive Paragone: “Perché oggi il Consiglio europeo – come ha spiegato Conte l’altro giorno – sarà in videoconferenza, insomma non sarebbe che una riunione informale. Quindi tutte le riunioni precedenti, non in videoconferenza, erano formali? E perché allora non si è votato sul Mes? E, ancora, perché fino a qualche giorno fa i parlamentari avevano notizia di “Comunicazioni del Presidente del Consiglio” e solo a ridosso della data le comunicazioni si sono trasformate in “Informativa”? Spiego. Senza entrare troppo nelle dinamiche parlamentari, dopo le comunicazioni si apre un dibattito parlamentare con possibilità di votazioni, con l’informativa no. Sarebbe bastata la mozione di Emma Bonino per seminare il panico”.
Si legge ancora: “È chiaro che più passa il tempo e più il governo dovrà fare i conti con il pallottoliere della maggioranza: nel gruppo M5S c’è chi non voterà il Mes perché così era scritto nel programma elettorale e in tal senso si erano pronunciati i vertici grillini. Ma, si sa, le cose sono cambiate, i programmi non contano e soprattutto non conta più quel che si diceva prima. La parola di chi predicava trasparenza e streaming oggi non vale nulla. Conte e il governo hanno bisogno di soldi e il piatto piange, pertanto ogni iniezione di liquidità e ogni copertura finanziaria che arriverà da Bruxelles è benvenuta”.
“E non importa – sottolinea Paragone – se quei soldi hanno il maleficio del prestito, le tossine dei mercati finanziari che poi ci ricatteranno a colpi di spread. Al diavolo i mal di pancia, dunque; tuttavia non devono manifestarsi proprio adesso perché nella maggioranza si balla che è un piacere. Meglio aspettare ancora qualche settimana, giusto il tempo di neutralizzare i sognatori alla Di Battista o coloro che al Dibba fanno riferimento e nel contempo di chiudere le trattative con quei centristi che presteranno i voti sul Mes dai banchi berlusconiani. Capiterà anche quello”.
Cosa accadrà dopo toccherà alla nuova coppia Conte/Grillo gestirlo. Scrive Paragone: “E sono certo che lo sapranno fare con le modalità che ormai conosciamo. Il Parlamento sarà chiamato a esprimersi solo dopo che sarà stato rieducato e ben addestrato secondo la peggiore retorica europeista, quella per cui . E quindi giù altro sangue per tenere in vita un inganno politico spacciato per sogno. Ho affermato che mi impegnerò per costruire un partito politico che metta l’uscita dell’Italia dalla Unione germanica e dall’eurozona al primo punto del programma; aggiungo che la mia campagna elettorale sarà spinta proprio dall’Unione stessa, le cui politiche disgraziate entreranno nelle case degli Italiani rivelando la crudeltà delle sue logiche, dettate dalla finanza”.
“Ho sentito dire – conclude Paragone – che il Covid ha imposto alla Unione europea una prova di maturità, che Bruxelles ha cambiato passo, che anche la Germania e i Paesi frugali devono fare i conti con i loro egoismi. Sapete che vi dico? Balle. Andate a riprendere i giornali post Grecia, post crisi finanziarie (Piigs, ricordate?) e verificate se non scrivevano le stesse cose, cioè che l’Europa finalmente c’è e ha capito i proprio errori. S’è visto. E’ bastato un virus portato dalla Cina per confermare che l’euroRe è nudo. E che l’Unione germanica è il più colossale inganno politico in atto”.
Ti potrebbe interessare anche: Coronavirus, Governo Conte bocciato! L’Economist lo mette fra gli ultimi nel mondo