Un governo sempre più lontano, assente, che rinchiude i cittadini in casa per l’ennesima volta dall’inizio della pandemia e che abbandona al loro destino le imprese, ormai in ginocchio. Ignorando anche le grida, ripetute, d’allarme che arrivano dal nostro fiore all’occhiello, il Made in Italy, sempre più nel mirino delle potenze straniere. Nel corso del 2020, infatti, la aziende italiane che hanno chiesto all’esecutivo di essere tutelate “per interesse nazionale” da scalate di capitali di altri Stati si sono moltiplicate per quattro. Con lo Stato che, però, è rimasto puntualmente sordo.
Come sottolineato dall’ultima relazione dei servizi di intelligence in Parlamento, negli ultimi mesi l’immagine dell’Italia è stata quella di un Paese fragile. Finito nel mirino di “attori stranieri che si muovono in modo predatorio e speculativo”, approfittando di una crisi che ha amplificato le fragilità di tante realtà produttive. E così, ad approfittare ecco subito accorrere soggetti, anche statuali, che hanno accentuato la loro aggressività con l’obiettivo di conseguire “posizioni di leadership commerciali e tecnologiche”. Le minacce, durante lo scorso anno, si sono quadruplicate.
Secondo i nostri 007, a far gola sono gli asset proprietari delle imprese nazionali, non solo quelle di medie e piccole dimensioni. Anche chi può contare su un patrimonio consolidato e su un consistente portafoglio clienti, si trova così a fare i conti con le conseguenze della crisi: “Di fronte a un progressivo indebolimento del tessuto economico, il Paese corre seri rischi” ha spiegato Paolo Arrigoni, membro del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. “I timori sono su scala globale, le minacce arrivano dappertutto, anche dall’Europa”.
Il decreto Liquidità dello scorso 8 aprile 2020 aveva, sulla carta, rafforzato gli strumenti di golden power, ovvero i poteri speciali di cui il governo dispone per la difesa di settori strategici. Peccato che, però, nessun esecutivo (né Conte, né Draghi) abbia deciso di farvi poi ricorso nel concreto, come di fronte all’offerta di acquisto annunciata dalla francese Crédit agricole sul Credito valtellinese. Proprio la Francia è uno dei fronti che più preoccupa in questi mesi: “A Parigi hanno investito molto negli ultimi anni. Non è un caso che nell’ambito dei loro servizi di intelligence ci sia un reparto specifico definito Guerre Economiche”.
Ti potrebbe interessare anche: In Italia si devono aspettare 14 anni per una sentenza di violenza sessuale: Bonafede ci sei?