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Niente 600 euro per migliaia di autonomi e partite Iva: l’ultimo “scherzetto” dell’Inps

Pubblicato il 15/06/2020 16:25

Dei ritardi infiniti della cassa integrazione in deroga scelta dal governo come strumento per aiutare aziende e lavoratori durante la crisi si è detto e scritto ampiamente in queste settimane. Meno male che, era il pensiero comune, almeno i 600 euro per partite Iva e lavoratori autonomi nel frattempo sono stati distribuiti a tutti. E invece le cose non stanno proprio così: anche il bonus, infatti, è andato incontro a diverse difficoltà per migliaia di italiani che ne hanno fatto richiesta. E che si sono sentiti rispondere, in prima battuta, che non avrebbero potuto beneficiarne perché non iscritti alla gestione separata dell’Inps.

Niente 600 euro per migliaia di autonomi e partite Iva: l'ultimo "scherzetto" dell'Inps

Un passaggio suonato strano ai richiedenti, che pagavano regolarmente i contributi da anni, in alcuni casi anche da decenni. E che però, come denuncia Il Fatto Quotidiano, anche una volta sanata l’irregolarità si sono trovati comunque di fronte un muro, con i 600 euro saldamente nascosti dall’altra parte. Il motivo? La regolarità contributiva, da verificare esaminando tutte le dichiarazioni dei redditi presentate dall’inizio dell’attività. Una bella grana per chi credeva di aver finalmente sbloccato la situazione e attendeva impaziente il bonus previsto per i mesi di marzo e aprile e che stando alle parole degli esponenti del governo sarebbe già finito nelle tasche di tutti gli italiani.

Niente 600 euro per migliaia di autonomi e partite Iva: l'ultimo "scherzetto" dell'Inps

È invece migliaia di partite Iva e lavoratori autonomi sono ancora in attesa a causa dei paletti, molto più restrittivi che per gli altri, fissati dall’Inps. Un’anomalia, quella generata dalla presa di posizione netta dell’Istituto di Previdenza, che ha spinto addirittura uno studio legale a raccogliere adesioni per avviare una class action. Gianmichele Lisai, editor e portavoce del gruppo Facebook “Gestioni strapazzate” che vanta già un migliaio di iscritti, ha spiegato al Fatto: “Durante il click day siamo stati respinti in blocco perché non risultavamo iscritti. Ma in realtà quasi tutti abbiamo fatto l’iscrizione diversi anni fa come cococo e cocopro. Semplicemente, è successo che quando abbiamo aperto la partita Iva il commercialista non ha comunicato il passaggio di categoria. Ci sono poi molti casi di iscritti nel 2019 che per forza di cose non hanno ancora versato nulla e si sono visti rifiutare la richiesta”.

Niente 600 euro per migliaia di autonomi e partite Iva: l'ultimo "scherzetto" dell'Inps

“All’inizio di giugno l’Inps ha diffuso una circolare in cui spiegava che avrebbe accettato l’iscrizione retroattiva – è la ricostruzione di Gabriele Oricchio, consulente di marketing e comunicazione – con tutti i versamenti in regola dal 2011. Io l’ho fatta il 20 maggio e ho inviato richiesta di riesame alla mail della mia sede provinciale, come ci era stato detto. Ma non ho ancora ricevuto risposte”. Il tutto perché nel frattempo era emerso l’ulteriore requisito della compilazione dei “quadri RR” della dichiarazione dei reddito, dove vanno indicati i contributi alle gestione separata. Un passaggio del quale non c’è traccia nella norma e che l’Inps ha giustificato come necessaria per “evitare comportamenti fraudolenti”. Con un risultato finale prevedibile e odioso: nessuno di queste migliaia di persone ha ancora ricevuto un euro.

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