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Lotta al contante, arrivano nuovi controlli sulle operazioni. Cosa cambia

Pubblicato il 02/09/2019 16:20 - Aggiornato il 06/12/2019 18:57

Oggi, lunedì 2 settembre, l’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia fa partire un nuovo giro di vite su chi movimenta, tra prelievi e versamenti, più di 10 mila euro al mese. Fino ad oggi questo limite era posizionato sulla cifra di 15 mila euro. Una vera e propria lotta ai contanti, dunque. Con questo provvedimento le banche, gli uffici postali e altri istituti di pagamento dovranno segnalare gli sforamenti oltre la cifra stabilita, anche con transazioni da più di mille euro.

La “comunicazione oggettiva” (così viene definita nella normativa) verrà fatta su base mensile e, pur se non farà scattare la segnalazione di operazione sospetta, comunque comporterà l’accensione di un faro da parte delle autorità di vigilanza.

Money in the hands of the people. To count euro on gray background

In Italia l’uso dei contanti è ancora molto diffuso: stando ai dati, l’80% dei pagamenti viene fatto usando banconote e monete, nonostante sia aumentata la diffusione di strumenti tecnologici come il contactless e il mobile banking, insieme ai dispositivi tradizionali come le carte di credito, i bancomat e i bonifici. Un maggiore uso dei contanti può essere dovuto anche a condizioni geografiche, come nel caso dei comuni litoranei ad alta intensità di turismo o nei comuni montani che non hanno a disposizione i servizi bancari nelle immediate vicinanze.

Per quel che riguarda le macroregioni, al Sud i pagamenti elettronici sono scarsamente utilizzati a causa dell’arretratezza tecnologica, mentre a Nord i soldi liquidi sono utilizzati di più nelle transazioni anomale a causa delle risorse maggiori che vengono movimentate: la maggiore densità di centri con anomalie registrate agli sportelli bancari si registra proprio in Lombardia e in Veneto.

Gli analisti fanno sapere che “l’utilizzo del contante risulta correlato positivamente con le dimensioni dell’economia sommersa”. Ma a livello comunale e provinciale il rischio di operazioni illegali è più forte nelle zone con una forte presenza delle associazioni mafiose: “Emerge dalle evidenze investigative un legame con le operazioni sospette segnalate sia con gli indicatori di attività criminali legati alle denunce riguardanti determinati reati come estorsione, traffico di stupefacenti e riciclaggio”.

Grazie a questo studio e agli indicatori di rischio individuati, ottenuto anche grazie all’incrocio con i dati delle indagini delle Forze dell’ordine tra cui i Ros dei Carabinieri, l’Unità d’informazione finanziaria della Banca d’Italia potrà decidere se fermarsi alla semplice segnalazione oppure far partire un’indagine più approfondita su possibili attività criminali.

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