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“Cinquant’anni di bugie”: così la lobby dello zucchero finanziava i ricercatori compiacenti

Pubblicato il 10/12/2022 19:45 - Aggiornato il 28/12/2022 20:29

Emerge, dopo svariati decenni, la verità sugli zuccheri che consumiamo quotidianamente, attraverso bevande e cibi edulcorati, un tempo considerati (erroneamente) innocui per l’apparato cardiocircolatorio, grazie a ricerche piuttosto accomodanti e lacunose e profumatamente finanziate dall’industria americana dello zucchero sin dal 1967. Ci dicono di fidarci della scienza, oggi come un tempo, ma purtroppo la realtà sovente appare diversa. Sono evidenti certe analogie con il presente: conviene avere fiducia cieca nella scienza? Ma lasciamo per un momento da parte l’intero dibattito su pandemia e campagna vaccinale, e torniamo indietro di qualche decennio, per osservare uno schema che pare ripetersi. Chercher l’argent, si dice: è proprio quel che andrebbe fatto, seguire il flusso di denaro, per coperchiare i conflitti di interessi diffusi nel mondo sanitario e della ricerca, giacché godono di ingenti finanziamenti da parte di lobby farmaceutiche e società private. (Continua a leggere dopo la foto)

Le lobby dello zucchero finanziavano i ricercatori.

La notizia in questione – ripresa, nel 2016, da New York Times, Cnn e in Italia anche da Focus e Huffington Post, ma poi caduta nel dimenticatoio – è apparsa sulla principale rivista medica statunitense, JAMA internal medicine, grazie al contributo di tre ricercatori della University of California di San Francisco, i quali hanno potuto visionare ben 320 pagine di documentazione inedita e migliaia di lettere: dunque, è emerso come tre scienziati della prestigiosissima università di Harvard siano stati pagati, con l’equivalente di cinquantamila dollari attuali a testa, per omettere nelle loro ricerche alcuna correlazione tra un elevato consumo di zuccheri e le malattie cardiovascolari, dirottando piuttosto l’attenzione sul colesterolo e sul consumo di grassi saturi come unici “colpevoli”.(Continua a leggere dopo la foto)

Questa teoria fallace fu pubblicata dal The New England Journal of Medicine nel 1967. Fonte dei finanziamenti a tale ricerca, va da sé, era la Sugar research foundation, oggi nota come Sugar Association. I tre ricercatori sono oramai scomparsi, ma di due conosciamo le generalità, Mark Hegsted e Fredrick J. Stare, così come conosciamo le carriere eccelse seguite alle loro ricerche, arrivando a dirigere, rispettivamente, la divisione Nutrizione del dipartimento dell’Agricoltura e il dipartimento di Nutrizione di Harvard.

Anche se nel corso del tempo la correlazione tra l’alto consumo di zuccheri e le patologie cardiache e vascolari è, comunque, emersa, la Sugar Association ha ribadito «grande trasparenza in tutte le proprie attività di ricerca». (Continua a leggere dopo la foto)

Non ci fidiamo, lo diciamo chiaramente, anche perché ancor più di recente, come si può leggere in QUESTO ARTICOLO, è venuto fuori che la stessa Sugar Association, tra il 1974 e il 1979, avrebbe tentato di ammorbidire la posizione dei dentisti sullo zucchero, anche attraverso campagne informative rivolte a università e associazioni professionali. Tali risultanze, che si possono leggere in inglese QUI, sono state proposte al meeting dell’International Association for Dental Research a Vancouver, nel 2019, ancora dai ricercatori dell’Università della California di San Francisco. (Continua a leggere dopo la foto)

Molti medici e ricercatori dovrebbero indossare camici sponsorizzati, come le squadre di calcio. Non sempre, sia chiaro, tuttavia mette i brividi sapere che ci hanno mentito, su questo, sul tabacco, sull’amianto: dunque, perché non dovrebbero continuare a mentirci anche oggi?

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