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Europaradiso! 5 Stati europei sono da considerarsi paradisi fiscali

Pubblicato il 17/01/2020 14:11

Quando pensiamo ai cosiddetti Paradisi fiscali, ormai non sappiamo più dove immaginarceli e dove collocarli sul planisfero. In genere, però, pensiamo siano una cosa lontana da noi, atolli dispersi nei Caraibi, o oasi nella penisola arabica. Eppure non è così. All’interno della cara vecchia Euopa ben 5 Stati possono considerarsi Paradisi fiscali. La Oxfam, nell’ultimo rapporto stilato a riguardo, denuncia che Italia, Francia, Spagna e Germania hanno speso circa 35,1 miliardi di euro in gettito fiscale. I dati, riferiti al 2015, parlano di uno spostamento di profitti delle aziende in Europa che finisce per l’80% in Olanda, Lussemburgo e Irlanda.

Dopo aver studiato a fondo il fenomeno degli spostamenti dei profitti, la Ong ha inoltre spiegato che se l’Unione Europea avesse applicato i criteri usati per identificare i paradisi fiscali extra Ue, ai suoi 28 Stati membri, a finire sulla blacklist sarebbero state oltre a Olanda, Lussemburgo e Irlanda, anche Cipro e Malta. Come spiega Qui Finanza, “quando l’Unione Europea, nel 2016, decise di dare il via libera alla blacklist, non scrutinò i suoi stati membri. Una scelta discutibile che porta Oxfam ad accusare duramente Bruxelles attraverso l’ultimo rapporto stilato sui paradisi fiscali”.

“Per rimanere leader nella lotta all’evasione, l’Unione Europea dovrebbe prima mettere in ordine la sua casa – ha scritto Oxfam – invece di guardare al fisco del resto del mondo e trascurare i paradisi all’interno dei propri confini”. Inoltre, l’Ecofin ha approvato di recente una nuova lista, da cui sono stati esclusi molti Paesi colpiti da grandi scandali fiscali come Bermuda, Hong Kong, Bahamas, le Isole Vergini, le Cayman, l’Isola di Man e Panama.

Anche se le politiche fiscali restano un affare di competenza Nazionale, la Commissione Europea ha sollevato spesso la questione. L’Antitrust Ue è intervenuta per multare le multinazionali e obbligarle a restituire le imposte dovute ai governi con i quali erano stati siglati degli accordi. Una mossa che però non è servita a ristabilire l’equilibrio e recuperare le perdite.

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