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Ecco gli effetti della “cura Draghi”: le banche si rifanno sui correntisi. Aumentano i costi

Pubblicato il 04/02/2020 15:27

Lo scotto delle misure nate l’11 giugno 2014, giorno in cui Mario Draghi per irrorare le economie d’Europa portò i tassi sui depositi bancari alla Bce sotto lo zero, lo stiamo pagando oggi. E lo pagano soprattutto i correntisti. Gli oneri per chi ha un conto subiscono rincari ben sopra l’inflazione. E anche la liquidità, lungi dal rendere, diventa sempre più un costo per chi ce l’ha. Come spiegano benissimo Andrea Greco e Raffaele Ricciardi su Repubblica, “negli anni seguenti l’Eurotower ha scavato più a fondo, fino all’attuale -0,5%, facendo pagare penali agli istituti vigilati stimate da Deposit Solutions in 25 miliardi tra il 2014 e il 2019. Un miliardo di queste sono state pagate da banche italiane”. Da settimane Unicredit e Intesa Sanpaolo, che si spartiscono quasi metà del mercato bancario domestico, stanno, pur in diversi modi, iniziando a fare i conti con tali scenari.

“E così i loro clienti, come del resto accade da mesi ai correntisti delle banche del Nord Europa, e perfino a quelli delle banche multicanale in Italia tipo Fineco, Che Banca!, Allianz Bank. I ritocchi commerciali, aggiungono gli operatori, si devono anche al costo dei salvataggi ‘di sistema’ (12,5 miliardi da fine 2015, e fino a 700 milioni per il flop della Popolare di Bari). Due sono le vie battute: aumento dei costi del c/c e introduzione di penalità sulle alte giacenze. Gli ultimi dati Bankitalia, sul 2018, illustravano un rincaro di 7,5 euro per gestire un conto tipico, a 87 euro medi, mentre nei due anni prima la crescita era stata di soli 2,9 euro”.

SosTariffe.it ha simulato l’operatività su 17 banche italiane, e notato rincari del 29% medio per le online e del 27% per le tradizionali. “Per una coppia mantenere un conto digitale è rincarato da 45 a 60 euro, la famiglia media ha sfondato quota 70 euro (dai 55 del gennaio 2019). Anche le banche online, che restano più convenienti, stanno abbandonando la gratuità. Da febbraio Fineco ha sostituito la politica dei costi zero con oneri di gestione da 3,95 euro al mese, mitigati fino all’azzeramento per clienti che movimentano le masse. Discorso simile per Che Banca!, che ha alzato a 12 euro il canone annuo anche sulla versione Digital, prima esente. Pure per i conti tradizionali – quelli presso istituti dotati di filiali – le spese lievitano”.

Una voce tutta nuova, ma di crescente rilievo, riguarda il costo per gestire la liquidità, che le banche retrocedono sui clienti. Più rumore ha fatto, quattro mesi fa, l’annuncio di Jean Pierre Mustier, a capo della rivale Unicredit, di perseguire un “tasso negativo” sui depositi oltre il milione di euro. Per la clientela ci sarà dunque il rincaro delle spese su alcuni tipi di conto. Si prevedono tempi bui.

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