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Guadagni enormi oltre gli stipendi: che brutta la gara tra medici per fare i vaccini

Pubblicato il 10/06/2021 16:05

Una premessa è dovuta: grazie ancora al personale sanitario per tutto quello che ha fatto e sta facendo, compresa l’enorme molte di lavoro nella campagna vaccinale. Detto questo, però, val la pena sottolineare un problema che stanno sollevando ormai in molti. Perché si vuole insistere sugli open day e sulla somministrazione del vaccino contro il Covid negli hub? A pensare male è peccato ma spesso ci si indovina, dice un vecchio detto popolare. Presto la profilassi potrebbe infatti passare alle strutture del territorio, implementando il lavoro dei medici di famiglia. Ma i medici vaccinatori che ora somministrano le dosi di vaccino preferirebbero continuare con le inoculazioni negli hub. Perché? Basta vedere i guadagni… (Continua a leggere dopo la foto)

Per molti di loro, come spiega Graziella Melina su Il Messaggero, il servizio è ben pagato: “Nel caso di medici dipendenti che somministrano il vaccino extra orario di lavoro – spiega Carlo Palermo, segretario nazionale dell’Anaao Assomed, l’associazione dei medici dirigenti ospedalieri – si tratta di produttività aggiuntiva, e quindi ogni ora viene pagata 80 euro lordi. Si chiama libera professione a favore dell’azienda, ed è regolata da leggi emanate durante l’emergenza. Sono stati stabiliti infatti finanziamenti ad hoc”. (Continua a leggere dopo la foto)

La questione è diversa per gli specializzandi, che invece “vengono pagati 40 euro l’ora”. Ma per tutti c’è un limite. “Non possono superare mediamente le 10 ore settimanali”. Quindi, un medico può arrivare a guadagnare 3200 al mese, oltre allo stipendio: uno specializzando 1600, oltre alla borsa di studio”. Peri medici di famiglia, i conti cambiano. “Se somministriamo il vaccino negli hub – sottolinea Pina Onotri, segretario generale del Sindacato medici italiani – ci vengono riconosciuti 6,16 euro a iniezione. Se invece lo facciamo nei nostri studi, abbiamo un surplus di 2,50 solo per la prima dose, per l’acquisto di dispositivi di protezione”. (Continua a leggere dopo la foto)

Fuori dagli hub, pronti a vaccinare ci sono, oltre ai medici di base e ai pediatri, pure i farmacisti. “Abbiamo firmato un accordo quadro nazionale che prevede 6 euro netti a inoculo – precisa Roberto Tobia, segretario nazionale di Federfarma – Poi, sono stati stipulati a livello regionale accordi integrativi con gli assessorati alla salute e, nella maggior parte dei casi, vanno a compensare spese che le farmacie devono sostenere per vaccinare”. Business is business.

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