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Vaccini, nuovi guai per Pfizer: “Terapie con mRNA a rischio tossicità”. Il nuovo studio

Pubblicato il 08/12/2023 18:33

Arriva da un luogo prestigioso l’ultimo studio che mette in dubbio l’efficacia e la sicurezza dei sieri a base mRNA. I ricercatori dell’Unità di tossicologia del Medica Reserch Council dell’Università di Cambridge, grazie a una nuova ricerca pubblicata su Nature, hanno scoperto che il siero Pfizer avrebbe un “problema tecnico”. Non una cosa da niente, visto che si tratta della produzione di una “proteina canaglia” che potrebbe provocare una risposta involontaria nell’apparato immunitario di soggetti inoculati. Tecnicamente, si tratta della trasformazione del nucleoside uridina in pseuridina nel mRNA dei mammiferi. La pseuridina sopprime la reazione immunitaria innata. Ma può causare mutazioni frameshit dovuta alla perdita di un nucleotide che causa uno slittamento della fase di lettura dei codoni. In pratica, il ribosoma scivola in un’altra posizione e dà origine a diverse proteine dallo stesso mRNA. (continua dopo la foto)

L’Università di Cambridge

Quindi, il vaccino non produrrebbe la proteina giusta, ma potrebbe portare alla produzione di una proteina canaglia. Va detto che secondo i ricercatori non c’è prova certa che ciò accada con i vaccini Covid. Ma le ricerche hanno evidenziato un grande aumento del frameshifting – lo slittamento di fase ribosomiale programmato – in soggetti vaccinati. “Errori evidenti nella sintesi proteica, incluso il frameshifting, possono essere conseguenze di mutazioni del Dna o errori di trascrizione. Pertanto, la traduzione fedele di una sequenza errata di mRNA può produrre proteine errate” in grado di “diminuire l’efficacia e aumentare la tossicità” di terapie a base di mRNA messaggio. “Potrebbero attivare celllule T che prendono di mira le cellule ospiti”, concludono i ricercatori. Ciò mette ulteriormente in dubbio la sicurezza di questi farmaci. Soprattutto in caso di somministrazioni ripetute e ravvicinate.

Anche se non esistono prove certe che questi effetti collaterali siano associati a esiti avversi, i ricercatori sottolineano come il disegno della sequenza debba essere modificato. Lo studio sembra calzare a pennello ai vaccini anti Covid che alcuni vorrebbero inoculare due volte l’anno nella popolazione. Senza informare il pubblico sui possibili eventi avversi. Come abbiamo visto di recente, esiste un’ampia casistica di questi eventi dannosi rilevata da Pfizer e condivisa “in via confidenziale” alle autorità sanitarie. Appunto, confidenziale. Il pubblico ne era all’oscuro. E solo per l’iniziativa di un medico australiano, che ha chiesto al FOIA copia del documento Pfizer, ne siamo venuti a conoscenza. Fra gli eventi avversi sono comprese patologie autoimmuni molto serie. Come la neuromielite ottica, patologia autoimmune del sistema nervoso centrale. Questa malattia colpisce il sistema motorio e quello sensoriale, che risultano compromessi. (continua dopo la foto)

Uno studio pubblicato in giugno dall’Università del Maryland in merito a 41 casi di neuromielite ottica, dei quali 23 di nuova insorgenza dopo la vaccinazione e tre di recidiva dopo la vaccinazione, aveva certificato che i vaccinati avevano maggiori possibilità di sviluppare condizioni autoimmuni rispetto a chi invece si era semplicemente ammalato di Covid. Senza addentrarci in ulteriori considerazioni tecniche, che sono reperibili leggendo gli studi già pubblicati, appare evidente che i sieri inoculati con una certa superficialità alla popolazione avrebbero avuto (e ancora hanno, come dimostrano queste ricerche di altissimo livello) la necessità di essere sperimentati più a lungo e con ben maggiore attenzione. E il moltiplicarsi di patologie e complicanze che vengono registrate negli ultimi tempi ne sono, se non una prova, un pesantissimo indizio.

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