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La conversione di Silvia è all’Islam più pericoloso? La tesi di uno scrittore musulmano

Pubblicato il 12/05/2020 10:47 - Aggiornato il 12/05/2020 13:59

Ci sono una serie di interrogativi che il ritorno in Italia di Silvia Romano stanno sollevando in queste ore, una volta che la ragazza è tornata nel suo Paese dopo 18 mesi di prigionia. Un caso chiuso con sorrisi, telecamere a immortalare rapide il lieto fine, il governo Conte in festa a godersi qualche momenti di gloria in mezzo al caos di una Fase 2 che sta scontentando il Paese, sempre più disperato. E del quale, però, alcune ombre continuano a non sparire. A partire da quella conversione all’Islam annunciata dalla stessa Romano al momento della sua liberazione e, stando alla ricostruzione della diretta interessata, totalmente volontaria, senza costrizioni.

"Una conversione misteriosa". Salvini? No, a dirlo è il guru della sinistra. E adesso come la mettiamo?

Chiariamoci, convertirsi all’Islam, al suo volto più umano e pacifico, scelta che sarebbe eventualmente perfettamente personale e insindacabile. Ma resta difficile credere che la giovane abbia abbracciato con entusiasmo e in totale libertà la fede di chi l’ha strappata di colpo dal mondo, tenendola in ostaggio per un periodo così lungo. Un interrogativo che si è posto, attraverso le pagine di Repubblica, anche lo scrittore tunisino Tahar Ben Jelloun. Il gruppo responsabile del sequestro, i jihadisti di al-Shabaab, abbraccia gli aspetti più estremi e spietati della religione, trasformandola in lotta armata contro quell’Occidente che metterebbe a rischio la sopravvivenza del loro credo. Difficile immaginare come, spiega l’intellettuale, agli occhi di chi viene dall’Italia e conduce un’esistenza tranquilla una simile idea possa avere degli aspetti affascinanti, al punto da essere fatta propria senza costrizioni.

"Una conversione misteriosa". Salvini? No, a dirlo è il guru della sinistra. E adesso come la mettiamo?

Basta una breve ricerca online per capire come il gruppo sia tra i più radicali e pericolosi tra quelli che operano nel sud dell’Africa. Il trattamento riservato alle donne, per esempio, è terribile e ben sintetizzato da foto che fanno il giro del web da tempo. Il cui portavoce non ha nascosto che i soldi del riscatto di Silvia, che oggi si fa chiamare Aisha, serviranno a fare la jihad. Le sue immagini con il velo, al momento di sbarcare, faranno da cassa di risonanza per al-Shabaab, saranno una preziosa pubblicità per dimostrare l’efficacia dei propri metodi. Un’organizzazione criminale che causerà sicuramente ulteriori vittime, altro dolore, ma che per fortuna noi non vedremo e non sentiremo vicino e quindi, tutto sommato, potremo ignorare.

"Una conversione misteriosa". Salvini? No, a dirlo è il guru della sinistra. E adesso come la mettiamo?

Silvia oggi si fa chiamare Aisha e si dice consapevole e felice di essere tornata a casa. Non resta che aspettare qualche giorno ancora per capire se davvero non ci siano, dietro questa brutta storia di rapimenti e ricatti allo Stato italiano, dei lati oscuri non ancora emersi, nascosti dietro le prime parole della Romano che ha chiarito di non aver subito violenze o imposizioni. Come da chiarire è il modo di operare delle onlus all’estero: il governo è al corrente di tutte loro e di come operano? Di come la ragazza, volontaria, sia finita a operare da sola in un villaggio, senza protezioni né altri occidentali intorno a scoraggiare eventuali azioni criminali? Il tutto in attesa che sia lei, Silvia, a sgombrare ogni dubbio. E a spiegarci con calma, una volta tornata alla normalità, se davvero le sue scelte di questi mesi sono state spontanee o se non sia il caso di rinnegare quanto fatto e lasciarsi alle spalle una storia più brutta di come la si vuole raccontare.

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