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“Tutto e il contrario di tutto”. Virostar, l’elenco delle capriole sul “modello cinese”. Se questa è scienza…

Pubblicato il 30/12/2022 10:16

A leggere quanto sta accadendo in Cina sul fronte Covid, due domande sorgono spontanee: ma che fine hanno fatto le nostre virostar? E cosa dicono, le stesse, dopo aver lodato in lungo e in largo il ferreo modello cinese di contrasto alla pandemia? Da queste due domande prendono i passi alcune riflessioni pubblicato oggi su alcuni quotidiani italiani, ovviamente non quelli di Sistema, che con i televirologi sono andati a braccetto nel pompare la narrazione a senso unico su Covid e vaccini. Ad esempio Alessandro Rico su La Verità scrive: “I «competenti» hanno detto e disdetto, prima esortandoci a imitare Pechino, poi indignandosi per la «disumanità» delle sue politiche di lotta al virus, infine spiegandoci che cancellarle di botto provocherà un disastro globale”. È vero. Basta leggere chi oggi vede come un “fallimento” di XI Jinping quello che sta accadendo in Cina e per quasi tre anni ci ha tartassato con il mantra virologicamente corretto: “Seguiamo l’esempio del Dragone”. Di chi parliamo? Di Roberto Burioni, che ieri su Repubblica si è rimangiato quanto sostenuto finora sulla Cina. (Continua a leggere dopo la foto)

II 13 marzo 2020, il “telemedico di Che tempo che fa” – come lo ha ribattezzato Rico – scriveva un tweet destinato a rimanere a futura memoria: “La Cina, in teoria un regime autoritario e feroce, fa di tutto per salvare i suoi cittadini; una democrazia di antichissima tradizione, la Gran Bretagna di Boris Johnson, tentata dalla soluzione dell’immunità naturale, accetta cinicamente la morte di centinaia di migliaia di cittadini”. Ora, però, Burioni la pensa diversamente: “È con Omicron che l’approccio cinese ha mostrato tutta la sua inadeguatezza”. Ma come? A far compagnia a Burioni c’è anche Nino Cartabellotta, il manovratore dei numeri ufficiali forniti ai media per conto del ministero guidato da Roberto Speranza. A marzo 2020, infatti, anche lui chiedeva di adottare le tecniche cinesi. Ma qualche settimana fa, di fronte agli ultimi eccessi del Covid zero, ha tentato di svicolare: “La Cina? Hanno vaccinato poco e male”. (Continua a leggere dopo la foto)

E Walter Rieelardi? Non poteva mancare all’appello. Due giorni fa, sulla Stampa, definiva “disastrosa” la strategia della Cina. Ma cosa diceva un anno fa? “Talvolta non si è avuto il coraggio di prendere misure impopolari”, tipo un lockdown a ottobre 2020. E aveva soggiunto: “Oltre a vaccinare tutti, bisognerebbe fare i tamponi alla stragrande maggioranza degli italiani e isolare gli infetti. Se ne uscirebbe in otto giorni. È un’operazione che tutti dicono sia impossibile, ma i cinesi per un caso testano 10 milioni di persone. Noi con 200.000 potremmo ben testare 60 milioni di italiani”. E Andrea Crisanti? Tolto il camice e indossato i panni di senatore del Pd ora reputa “insufficienti” le misure decise dal governo Meloni, ma lo scorso settembre elogiava il modello cinese, arrabbiandosi perché “non è stato applicato all’Italia”. (Continua a leggere dopo la foto)

E Giuseppe Vatinno su AffariItaliani incalza: “Le Covid-star sono tornate. Basta distrarsi un attimo e zac! se ne approfittano e si materializzano dal nulla peggio di Star Trek. Un paio si erano piazzate nelle Istituzioni. E dobbiamo dire che con il classico malanno di stagione aveva resistito bene. Per completezza c’è da dire che le Covid-star prima c’avevano provato pure con un malanno esotico che sa di giungla africana, il “vaiolo delle scimmie”, che però, ahiloro, si era infingardamente auto-estinto.

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