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Tasse, ancora tasse, sempre tasse: da Letta a Visco, la musica a sinistra non cambia

Pubblicato il 22/05/2021 09:37 - Aggiornato il 22/05/2021 09:56

L’ultima uscita del segretario del Pd Enrico Letta sul fronte tasse ha scatenato feroci polemiche e reazioni rabbiose da parte degli italiani sui social, convinti che sia piuttosto una tregua fiscale la soluzione migliore per consentire a famiglie e imprenditori di riprendersi dai duri morsi della crisi. Di tutt’altra idea, invece, l’economista ed ex ministro del Tesoro Vincenzo Visco, un nome di punta dei governi Prodi, D’Alema e Amato, corso piuttosto ad applaudire il leader dem definendo la sua proposta “politicamente giusta”. La conferma della strada che il Pd ha deciso da tempo di intraprendere.

Tasse, ancora tasse, sempre tasse: da Letta a Visco, la musica a sinistra non cambia

Intervistato da La Stampa, Visco ha rincarato la dose: “È chiaro che l’imposta di successione che abbiamo adesso non sta in piedi ed è sacrosanto cercare di colpire, far contribuire i patrimoni più elevati. Bisognerebbe mantenere gli attuali livelli di esenzione e poi mettere degli incentivi per redistribuire il patrimonio anche fuori dal nucleo famigliare e fare in modo che la gente sia aiutata a lasciare i soldi magari a un ospedale o a un ente benefico”. Nella convinzione, tipicamente dem di questi tempi, che gli italiani di soldi ne abbiano, e in abbondanza.

Lo stesso Visco ha sottolineato come, a suo dire, in Italia “di gente con patrimoni superiori ai 5 milioni di euro ce n’è parecchia. Poi bisognerà infatti creare un’anagrafe patrimoniale, che tutti i Paesi civili hanno e noi no, bisogna valutare a prezzi di mercato tutto quello che c’è, comprese opere d’arte e gioielli”. E a chi sottolinea una certa passione della sinistra attuale per la tassazione, l’ex ministro risponde: “Solo stupidate! Il problema semmai è come redistribuire”. Aggiungendo che l’imposta di successione “è sempre stato il prelievo preferito del pensiero liberista”.

Visco è convinto, insomma, della necessità di intraprendere la strada già tracciata da Enrico Letta, spingendo ancora di più però sull’acceleratore. E Draghi? “Ma figuriamoci se Draghi non è d’accordo con le cose che sto dicendo. Ha solo voluto dare un segnale, che occorre una riforma organica, imponendola in qualche modo ai partiti.

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