I numeri sono numeri, e non sono affatto positivi. A guardarli così sembra che il Superbonus sia finito. Almeno matematicamente. Perché non ci sono più soldi. Come spiega Michele Zaccardi su Libero, “le richieste per accedere al superbonus 110% ammontano attualmente a 33,7 miliardi, contro i 33,3 finora stanziati dal governo. Cosa succede ora? Al governo toccherà rifinanziare il provvedimento e reperire nuove risorse, altrimenti si rischia il disastro. L’unica certezza: l’ipotesi di nuove proroghe si allontana. E non è l’unico problema. In meno di due anni sono state sedici le modifiche mentre le regole sulla cessione dei crediti dei bonus edilizi sono cambiate quattro volte da novembre. Un caos normativo che rischia di mettere in ginocchio tutto il settore delle costruzioni”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Abbiamo lavorato con lo sconto in fattura e abbiamo ricevuto come compenso i crediti fiscali: ma ora non riusciamo a venderli alle banche”, spiega a Libero Salvatore Casolaro, ingegnere e presidente dell’Associazione tecnici e costruttori. “Le imprese in questa situazione sono migliaia. E tutte hanno problemi di liquidità. Con lo sconto in fattura, infatti, il committente paga solo la parte non coperta dal bonus e cede all’azienda, in cambio del lavoro eseguito, il credito che vanta verso lo Stato. Se però nessuno vuole acquistare il credito, questo rimane in pancia all’impresa che può portarlo in compensazione delle tasse l’anno seguente. Nel frattempo, però, non ha i soldi per andare avanti”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Nel mio cassetto fiscale ho crediti per un milione e cento mila euro ma nessuno vuole comprarli: da novembre non ho incassato più nulla”, spiega un imprenditore. “Ho un cantiere, fatto con il Superbonus, da 6,5 milioni di euro che è fermo e non so come farò a terminarlo”, sottolinea il costruttore Alfonso di Palo. “La situazione è tragica”, aggiunge, “siamo sull’orlo del fallimento. Non so per quanto riuscirò ad andare avanti: i miei risparmi sono finiti tutti per pagare le tasse e gli operai”. Insomma, il caos sui crediti fiscali incagliati rischia di essere devastante. E coinvolge, secondo la Cna, 33mila imprese e 150mila lavoratori. (Continua a leggere dopo la foto)
C’è infine il rischio che, se le aziende falliscono senza terminare i lavori, l’Agenzia delle entrate chieda indietro l’intero ammontare dell’agevolazione ai committenti, con tanto di sanzione annessa. “Chiediamo che l’esecutivo apra un tavolo con l’Abi, Cdp, Poste e tutte le associazioni di categoria per trovare una soluzione” attacca Gaetano Montemurro, vicepresidente della Class action nazionale dell’edilizia. Intanto, i legali delle associazioni di categoria stanno preparando i ricorsi contro il governo. E saranno un mare.
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