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“Stimolano tumori e metastasi”. Vaccini mRna, il nuovo studio: cosa hanno scoperto. La risposta al boom di cancri

Pubblicato il 15/04/2024 08:36

Mentre in Italia e nel mondo ci si continua a interrogare sullo spaventoso boom di tumori e turbo-tumori che sta affliggendo la popolazione da due anni a questa parte, indagando tutte le possibili risposte tranne quella che appare finora più evidente viste le tempistiche, ossia la vaccinazione di massa a mRna, un nuovo studio insiste proprio su questa pista: i vaccini a mRna che sono stati modificati con un componente capace di ridurre la risposta infiammatoria e migliorare la sintesi della proteina Spike
potrebbero stimolare la crescita del cancro e delle metastasi. In particolar modo sotto la lente d’ingrandimento c’è finita la Nimetil-pseudouridina (m1) contenuta nel vaccino. Ricercatori della Florida, del Canada, del Regno Unito, del Messico e dell’Arabia Sau-dita suggeriscono in uno studio pubblicato sull’International Journal of biological macromolecules che con “queste prove convincenti”, i futuri studi clinici per tumori o malattie infettive non dovrebbero utilizzare vaccini con una modificazione totale, ma piuttosto quelli con una “percentuale inferiore” di modificazione, cosi da “evitare la soppressione immunitaria”. Non solo, come scrive Patrizia Floder Reitter riprendendo lo studio su LaVerità, i ricercatori sottolineano che i vaccini a mRna “non provocano il cancro, ma potrebbero stimolarne lo sviluppo”. Un’accusa pesantissima. (Continua a leggere dopo la foto)
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Non è la prima volta che si arriva a questa conclusione, infatti, già altri studi hanno evidenziato che, “a causa delle pesanti modifiche apportate alla sequenza genetica dell’mRna contenuto nel vaccino Pfizer, si può verificare un errore di trascrizione, ovvero una produzione errata di proteine”. È quanto sostenuto anche dai premi Nobel Katalin Karikò e Drew Weissman. L’operazione fatta con i vaccini, sostanzialmente, fa sì che per prevenire la degradazione dell’mRna e migliorare la sintesi della proteina Spike, venga compromessa la segnalazione dei Tlr, i ricettori capaci di individuare possibili agenti patogeni nell’organismo, “ponendo una sfida maggiore per il sistema immunitario nell’utilizzare questi recettori per montare un’adeguata azione antitumorale”, scrivono gli scienziati. Questa soppressione immunitaria indotta dal vaccino “potrebbe avere conseguenze indesiderate”, avvertono. (Continua a leggere dopo la foto)

La conclusione degli studiosi? “Suggeriamo che finché non sarà dimostrato che i vaccini a mRna non promuovono lo sviluppo del cancro, non dovrebbero essere condotti studi clinici che utilizzino vaccini modificati al 100% con Nimetil-pseudouridina. Potrebbe influenzare la progressione del cancro a causa della soppressione della risposta immunologica, in particolare l’immunità innata”. Interessanti sono anche le considerazioni che fanno a proposito delle vaccinazioni anti Covid. “Nessuna persona sotto i 40 anni è morta a causa del Covid-19”, ricordano. E ancora: “La quarta dose ha protetto i riceventi durante i primi tre mesi, tuttavia, sei mesi dopo, il numero di infezioni è aumentato rispetto al gruppo che ha ricevuto le tre dosi. Dopo la terza dose, il rischio supera i benefici, soprattutto per gli anziani e i soggetti immunocompromessi, per cui le autorità sanitarie dovrebbero rivalutare la reale utilità di continuare a somministrare i richiami”. Una pietra tombale sulla macchina vaccinale.

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