Un piano debole, quello fin qui attuato dal governo per contrastare i devastanti effetti della crisi coronavirus sull’Italia. E che non ha nemmeno funzionato, se si considera che il 70% dei contribuenti, dati alla mano, ha regolarmente pagato le tasse lo scorso 16 marzo 2020, nonostante le proroghe concesse dall’esecutivo Conte. E d’altronde l’annuncio della sospensione di ritenute e Iva era arrivato in maniera tardiva, a termini di pagamento già scaduti. Rivelandosi, al dunque, inutile.
Ora si fa così strada l’idea di una moratoria sulle sanzioni per errati o ritardati versamenti di marzo, che potrebbe trovare spazio in un nuovo decreto senza incidere sui saldi e gli incassi dello Stato. Idea che potrebbe andare a braccetto con il riallineamento dei termini del contenzioso tributario. Tra le ipotesi al vaglio, anche quella di estendere la sospensione dei pagamenti anche ai tributi locali e la possibilità di estendere di almeno un anno i contratti delle società di riscossione, a rischio fallimento a causa dello stop alle attività imposto dall’emergenza coronavirus.
Ci sono le premesse per una moratoria, con il ministro dell’Economia Gualtieri a commentare i dati delle entrate di marzo sostenendo che siano stati superiori alle aspettative. Si stimava un calo di 7,8 miliardi che, invece, ha assunto dimensioni molto più ridotte: 2,5 miliardi. La testimonianza di come soltanto il 30% di imprese e professionisti, nonostante le difficoltà, ha scelto di beneficiare della sospensione delle imposte fino a marzo. Una scelta che si spiega, in realtà, con la lentezza con cui si è mosso l’esecutivo italiano.
La sospensione dei pagamenti che andavano effettuati entro il 16 marzo è stata infatti annunciata con un comunicato serale il 13 marzo. Gran parte delle deleghe di pagamento erano ormai verosimilmente state inviate già in banca, a quel punto. Bloccare in corso le deleghe di pagamento già inviate è stato così impossibile per un buon 70% dei contribuenti, anche a causa delle restrizioni nel frattempo imposte da Conte che invitava tutti a rimanere a casa. Il risultato, alla fine, è stato uno strumento al quale quasi nessuno ha fatto ricorso. Non un granché, come risposta a un’emergenza così vasta.
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