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‘Senza liquidità l’export muore’. A rischio il 3% del Pil

Pubblicato il 08/05/2020 10:51

La clessidra del crollo economico ha tempi nettamenti più rapidi rispetto alla clessidra della politica. La politica è lenta, come lento è il meccanismo farraginoso che ha messo in piedi anche in questo momento di emergenza. Aspettiamo il decreto di aprile e siamo oltre i primi del mese di maggio. 

L’economia reale non aspetta, scorre in fretta. Allarmanti le tempistiche di sopravvivenza delle aziende. Secondo uno studio condotto dall’Istat che riferise “Il Fatto Quotidiano” le aziende italiane mediamente “possono sopravvivere solo due mesi al prosciugamento dei flussi di cassa”. La minor liquidità riduce i tempi di sopravvivenza delle aziende sino all’esaurimento delle risorse a disposizione. La situazione si aggrava con il crollo dell’export; il commercio estero riduce dunque i tempi di sopravvivenza delle imprese.

Nonostante  le imprese italiane siano più proiettate sui mercati internazionali, i tempi di resistenza si  contraggono in media da 10 a 9 settimane. Naturalmente le previsioni sul commercio mondiale non sono positive. L’Istituto nazionale riporta che il crollo economico dell’export ridurrebbe del 3% il Pil italiano. 

I settori più colpiti sono quelli più aperti al commercio internazionale: tessile-abbigliamento-pelli (-4,1%) apparecchi elettrici (-4%), macchinari (-3,8%), autoveicoli (-3,7%), alimentari e bevande (-1,9%). Questi 5 settori contribuirebbero alla perdita di quasi la metà del comparto manifatturiero. 

Tutti gli imprenditori lanciano appelli al governo dall’economia reale. Serve liquidità. Nulla di concreto è stato ancora fatto. Se non vengono attuati provvedimenti veri e concreti avverrà molto presto la desertificazione del sistema produttivo.