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Le sardine all’amo di Benetton

Pubblicato il 03/02/2020 17:55

di Gianluigi Paragone

Luciano Benetton e Oliviero Toscani sono una cosa sola. Il primo ha costruito il suo brand con le foto del secondo; il secondo ha legato il proprio successo grazie alle provocazioni che l’imprenditore di Ponzano Veneto assecondava. Ecco, in un momento di grandissima difficoltà i due sono riusciti con una sola foto a dare un colpo di reni a un momentaccio. Se immortalandosi con i leader delle Sardine ci siano riusciti oppure no è presto per dirlo, che però siano riusciti a utilizzare l’immagine giusta all’attimo giusto è fuori di dubbio. Le campagne dei Benetton univano il prodotto tessile a una immagine contrastante: il sacerdote e la suora che si baciavano, l’uomo malato di Aids ritratto come il Cristo del Mantegna, i ragazzi di etnie diverse fratelli nei colori uniti dello “Stato di Benetton”, i migranti sui gommoni e tanto altro ancora.

Dopo un periodo di separazione le strade di Luciano e Oliviero si sono incrociate nuovamente, perché Benetton aveva un bisogno fortissimo di recuperare la propria immagine logorata dal crollo del ponte Morandi a Genova. Contaminarsi con i campioni del politicamente corretto, cioè le Sardine, era l’intuizione più scontata per chi sul politicamente scorretto aveva costruito il proprio successo. Ed ecco quindi la foto del Cattivo con i Buoni, dell’appestato con i purificatori, del lupo con l’agnello. In pieno stile Toscani. L’invito al laboratorio Officina con tutto quel che ne è seguito dunque non mi ha sorpreso. Ciò che mi induce a un minimo di riflessione è perché i campioni delle Sardine, cioè di coloro che hanno costruito il proprio successo in maniera scientifica sul non dire nulla per contenere tutto, sul non muovere le viscere dei temi divisivi, abbiano abboccato alla lenza del vecchio Oliviero.

I casi sono dunque due: o le Sardine sono un perfetto prodotto del Sistema oppure sono dei Bambascioni da Oscar. In un caso o nell’altro sono da evitare, sono un altro giro di giostra per perdere tempo. Chi mi segue sa come la penso: pur apprezzando sempre chi partecipa, le Sardine sono l’happy hour della crisi, sono il sorriso sornione per far dimenticare le ingiustizia create dal vero potere. Non è un caso che Soros guardi alle sardine con piacere, che i privilegiati e i garantiti sfilino con le sardine, che i campioni del politicamente corretto strizzino l’occhio alle sardine. Il sorriso e le belle parole di questi ragazzetti sono funzionali all’addomesticamento degli esclusi, all’anestetizzazione della rabbia provocata dagli effetti della crisi.La loro foto con Benetton dunque può servire per far sorgere il dubbio all’esercito dei Buoni: non è che in fin dei conti con questo signore stanno esagerando? Non è che in fondo lui ha ragione quando si sente vittima degli haters? E se fosse vero che Luciano poteva non sapere ciò che i veri colpevoli stavano combinando dentro Autostrade per l’Italia?

La foto della contaminazione Benetton-Sardine ha il suo senso, non è un incidente di percorso. Rientra esattamente nella logica della bolla neoliberista, dove il Sistema ha i codici e il vaccino per eliminare le tossine del Male, del Virus. Le Sardine diventano il pulitore del sistema, il riequilibratore bene/male. E una foto, nella società dell’immagine, diventa un messaggio che instilla il seme del dubbio sano. Ovviamente se tutto questo non fosse vero, allora significa che queste Sardine sono dei Bambascioni da Oscar, delle Vispe Terese che si fanno portare a spasso da qualsiasi Lucignolo senza rendersi conto di quel che fanno. La cosa rischia di diventare persino più folle dello scenario di cui sopra.

Post Scriptum. Intanto un’altra settimana è trascorsa senza che il Con(s)iglio dei Ministri abbia revocato o annullato la concessione alla Benettoniana Autostrade per L’Italia; con buona pace dei ministri a Cinquestelle la cui credibilità – tra Benetton, Europa, Ilva, Banche tanto per citare i più clamorosi tradimenti –
ormai perde di consistenza giorno dopo giorno. Pertanto restituiremo la “s” quando il CdM dimostrerà di avere il coraggio di sfidare il potere dei prenditori.

Questo editoriale è stato pubblicato su Il Tempo del 3 febbraio 2020.

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