Una crisi senza precedenti, ormai è sotto gli occhi anche del più cieco tra gli amministratori. Per uscire dalla quale serviranno sforzi giganteschi. A partire da uno Stato che dovrà ricoprire un ruolo centrale, provvedere direttamente all’assistenza degli imprenditori e mettersi sulle spalle i cittadini. Se ne sono accorti gli economisti di tutto il mondo, continua a non accorgersene il nostro governo, che ricorre ancora a formule tardive e inefficaci per provare a contrastare senza successo l’emergenza economica. E continua non accorgersene la Lega di Matteo Salvini, che ripete a pappagallo il ritornello del “libero mercato” senza rendersi conto del terremoto che si è appena verificato.

I sovranisti continuano a parlare, in questi giorni concitati, di “assoluta libertà d’impresa”, “deregulation”, “rivoluzione liberale”. Slogan totalmente fuori tempo, superati. Oggi è allo Stato che bisogna guardare se si vuole uscire a testa alta, più forti di prima, dalla pandemia. Una parola che non deve far paura, non deve evocare immagini distorte. Willem Buiter, economista olandese e firma illustre del Financial Times, lo ha chiarito senza mezzi termini: lo Stato dovrà salvare tante aziende che entreranno inevitabilmente in crisi. Al punto da poter parlare di un “socialismo pandemico”.

Al di là dell’espressione in sé, è il succo a essere fondamentale. Fingersi liberisti a tutti i costi, oggi, non ha senso. E dovranno capirlo presto tutti quei leader, da Bolsonaro a Trump a Matteo Salvini, che ancora si attengono al copione di sempre. Il rischio di bancarotte e fallimenti in tanti settori è concreto. L’economista Emiliano Brancaccio lo ha chiarito bene ai microfoni di Rai Radio 1: “A rischiare di saltare non saranno semplicemente le piccole imprese. Parliamo di grandi vettori di trasporto, di industria pesante, di banche. Le stime indicano che questa volta assisteremo a un boom di fallimenti almeno doppio rispetto a quello, pesantissimo, di un decennio fa”.

Saranno allora gli Stati, per forza di cose, ad acquisire una parte delle imprese in bancarotta. Con operazioni che andranno a ricordare epoche lontane eppure di colpo tornate attualissime. E bisognerà sapersi adattare, subito. La sanità dovrà tornare pubblica, lo Stato dovrà provvedere a mettere i soldi in mano ai cittadini. Di chi inneggia al liberismo, cari Salvini & co., in un momento così non sappiamo cosa farcene.
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