In un suo intervento, seguito alla segnalazione di un suo post come Fact Checking, Robby Giusti ha voluto condividere con il pubblico alcune riflessioni. Il dubbio del giornalista è che possano verificarsi conflitti di interesse per chi deve svolgere il delicato compito di verificare le notizie pubblicate in rete. Vista l’importanza del tema, diamo spazio a Giusti per esporre la sua tesi, ricordando che si tratta di opinioni e dubbi espressi dall’autore.
“In un’era dove la veridicità delle informazioni è costantemente sotto esame”, scrive Giusti, “il ruolo dei fact-checker assume un’importanza cruciale nella lotta contro la disinformazione. Facta, un’organizzazione leader nel fact-checking in Italia e partner di Meta, si trova al centro di una controversia che solleva interrogativi . Giovanni Zagni, noto per il suo impegno nel verificare la veridicità delle notizie, è anche l’autore di “Bugie al Potere”, un libro che critica apertamente il governo Meloni, accusandolo di diffondere false narrazioni. Questa doppia identità pone a mio parere preoccupazioni legittime e dubbi, sulla capacità di Zagni di mantenere un approccio sopra le parti nel suo lavoro di fact-checking. Il fulcro della questione riguarda non solo la libertà di espressione di Zagni come cittadino e autore, ma anche le aspettative di neutralità che gravano sul suo ruolo professionale, in quanto fact Checker di Meta”. (continua dopo la foto)
“In qualità di direttore di Facta, Zagni è responsabile di guidare un team che ha il compito di scrutinare le notizie per identificare e correggere informazioni false, un’attività che secondo me richiede un distacco assoluto da qualsiasi pregiudizio politico. Mi chiedo se le posizioni personali di Zagni”, prosegue Robby Giusti, “possano influenzare le scelte editoriali e le decisioni su quali notizie verificare. Questo potrebbe non solo compromettere la credibilità di Facta, ma anche alimentare ulteriormente il ciclo di sfiducia verso i media e le istituzioni preposte alla verifica dei fatti. Per affrontare queste preoccupazioni, sarebbe necessario che Facta adottasse misure trasparenti per assicurare al pubblico la sua dedizione alla neutralità. Ciò potrebbe includere la pubblicazione delle proprie linee guida editoriali, la divulgazione dei criteri con cui vengono selezionate le notizie da verificare, e l’introduzione di meccanismi di accountability che permettano di valutare l’imparzialità delle sue analisi”. (continua dopo la foto)
“La situazione di Zagni solleva un dibattito più ampio sull’etica del fact-checking e sulla responsabilità dei suoi protagonisti di mantenere una rigida separazione tra attività professionale e inclinazioni politiche personali. La fiducia del pubblico nel processo di fact-checking è fondamentale per contrastare la disinformazione, e questo caso mette in luce la necessità di un’esplorazione continua e critica delle pratiche adottate dai fact-checker. In conclusione, mentre Giovanni Zagni e Facta navigano in queste acque turbolente, è chiaro che il mantenimento della fiducia pubblica nel fact-checking richiede una riflessione profonda sul significato di imparzialità e sulle misure necessarie per garantirla in un’epoca di polarizzazione politica”. Robby Giusti.