Minacce, proposte, controproposte, annunci e smentite. La trattativa tra il governo giallorosso e il gruppo Benetton va avanti ormai così da mesi e mesi, senza una soluzione. Con l’ipotesi della revoca, tante volte annunciata dal governo e dal Movimento Cinque Stelle, che si fa in realtà sempre più lontana. Il nuovo punto in discussione tra le due parti è al momento il seguente: l’esecutivo vuole che Autostrade per l’Italia metta sul piatto un numero maggiore di fiches, a partire da un monitoraggio della rete fatto con risorse proprie.
Il premier Conte aveva parlato nei giorni scorsi della necessità di investimenti per la manutenzione per cancellare i recenti errori. Della serie, diamoci la mano e ricominciamo, con buona pace di quelle Regioni (la Liguria su tutte) che quotidianamente pagano colpe non loro, con infrastrutture fatiscenti e pericolose e code chilometriche che su certe tratte sono ormai diventate una presenza fissa. Secondo La Repubblica, la trattativa starebbe proseguendo fitta in queste ore, con nuove condizioni dettate dai giallorossi.
Atlantia, la holding di Autostrade, vive momenti complicati a causa del crollo in Borsa e continua a minacciare una maxi-richiesta di risarcimento da 23 miliardi in caso di revoca delle concessioni. Lo Stato a parole continua a far rimbalzare l’ipotesi di uno strappo unilaterale, ma nei fatti è da tempo al tavolo per trovare un’intesa. La parte dem del governo è quella meglio disposta, con Di Maio che continua a fare annunci netti, drastici. E però il coinvolgimento del gruppo Atlantia nella trattativa per salvare Alitalia è stato un segnale chiaro: anche una parte dei Cinque Stelle è disposta a trattare.
L’offerta di Aspi al momento è di 600 milioni per la ricostruzione del Ponte Morandi, 800 milioni di indennizzi alla città di Genova sconvolta dalla tragedia e circa 700 milioni di risarcimento allo Stato. Troppo poco per il governo, che chiede anche una riduzione dei pedaggi e vuole che siano gli stessi Benetton, d’ora in poi, a gestire di tasca propria le spese per controlli e monitoraggio. Si continua a trattare sotto traccia, mentre gli annunci sulla revoca imminente si susseguono ancora giorno dopo giorno. Al punto che ormai sono rimasti in pochi a crederci davvero.
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