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Renzi, la scissione è la prima mossa per fare ballare il governo. Conte è avvisato

Pubblicato il 17/09/2019 11:05 - Aggiornato il 27/11/2019 19:12

Era nell’aria, si sapeva da tempo. Alla fine la scissione di Matteo Renzi dal Partito democratico è arrivata. Un piano lucido, ponderato, realizzato passo dopo passo, in modo impeccabile, spietato. In serata l’ex segretario PD ha fatto una telefonata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte: gli ha detto che se ne va e porta con sé la pattuglia dei suoi, ma anche che “sosterrà convintamente il governo Conte 2”.Sarà vero? E cosa succede ora nella maggioranza? Renzi è una bomba a orologeria, lo sanno bene nel suo partito e ora lo hanno capito anche gli altri.

Il governo giallorosso, con questa mossa, accusa un contraccolpo e ora inizia a tremare. Non che la mossa stupisca più di tanto. L’ex premier ha preso la sua decisione: è questo, secondo i suoi calcoli, il momento giusto per dare vita a una nuova formazione. Il governo Conte 2 è partito, grazie e soprattutto dopo le sue spinte, e se nella dirigenza interna del Pd non ha più potere, in Parlamento può essere ancora e di nuovo l’ago della bilancia.

Nell’esecutivo ha alcuni dei suoi che molto probabilmente lo seguiranno: due ministre, Teresa Bellanova (Agricoltura) e Elena Bonetti (famiglia), la viceministra Anna Ascani e il sottosegretario Ivan Scalfarotto. Assicurano i renziani: il nuovo movimento non sarà un pericolo per il governo. Sì, e noi ci crediamo… Senza i 30 o 40 parlamentari di Renzi, il governo non ha la maggioranza. Quindi Renzi ha il pieno controllo della durata della legislatura. Altroché Mattarella.

Ma è anche vero che ora Zingaretti potrebbe tornare ad avere la maggioranza nei gruppi del suo partito. Gruppi che, impoveriti dalla fuoriuscita dei renziani, potrebbero ingrossarsi con nuovi ingressi. Si parla di un’entrata nel gruppo del Pd di 14 deputati e 4 senatori di Liberi e Uguali.

Come prova della stabilità del nuovo esecutivo, l’ex sindaco di Firenze cita il nome della ministra Teresa Bellanova: “Sarà capo delegazione nel governo”. Ma questo non basta. Si sa che la brama di potere di Renzi è infinita e il suo unico obbiettivo è tornare a Palazzo Chigi. Conte è avvisato, e il suo ex PD anche.

Uno dei prossimi temi di cui si dovrà occupare il governo M5s-Pd-LeU sarà la legge elettorale: Renzi ribadisce il suo no al sistema proporzionale e lì si inizieranno a vedere i primi esiti della sua scissione e come si muoverà il parlamento.

Una riforma elettorale proporzionalista, però, potrebbe comunque agevolare lo spazio del centro riportando in quel luogo le determinazioni delle future maggioranze. Così Renzi avrebbe la possibilità di condizionare il governo giallorosso da una posizione di assoluta autonomia.

Una cosa è certa: Conte ha già iniziato a ballare. E il rischio di cadere, ora, è assai elevato.

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