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Più uguali sì, ma anche più poveri: così lo smart working ha trasformato l’Italia

Pubblicato il 21/06/2021 10:48

Il ricorso massiccio allo smart working, prolungato per mesi e mesi a causa di una politica che ha preferito le restrizioni e lo stop alle attività lavorative piuttosto che gli sforzi economici per aiutare la famiglie a non mollare, ha finito per produrre un effetto paradossale: da un lato, infatti, alcune analisi sottolineano come si sia finito per abbassare quel gender gap, la distanza tra uomini e donne, che ancora grava sulle spalle del nostro Paese. Dall’altro, lo si è fatto al ribasso: tutti un po’ più uguali sì, ma anche tutti un po’ più poveri.

Più uguali sì, ma anche più poveri: così lo smart working ha trasformato l'Italia

Gli ultimi dati pubblicati in merito arrivano dall’analisi presentata alla Commissione Lavoro della Camera da Variazioni, società di consulenza specializzata proprio nello smart working. In base a una ricerca effettuata grazie a oltre 50 mila interviste tra dipendenti e manager di aziende pubbliche e private, è emerso che “un lavoratore agile su due è donna ed esiste una forte correlazione tra adozione del lavoro agile, employability femminile, trasparenza ed equità distributiva”.

Come detto, però, esiste anche un’altra faccia della medaglia: la sensazione riscontrata dagli ultimi studi, infatti, è quella che una maggiore parità salariale tra uomini e donne si sia sviluppata al ribasso. Tutti, insomma, guadagnano meno. Attraverso le pagine del Sole 24 Ore è arrivato per esempio l’appello del sociologo Domenico De Masi: “L’aumento del lavoro agile riduce la richiesta di straordinari, equilibrando di conseguenza le retribuzioni a prescindere dal tempo necessario al lavoro, riducendo inoltre la necessità di trasferte”.

In conclusione, “non è questa la parità di cui le donne hanno bisogno”. Parole che si sposano con i numeri, drammatici, pubblicati dall’Istat: le famiglie cadute in uno stato di povertà assoluta in Italia sono addirittura il 7,7% del totale, il numero più alto da quando queste rilevazioni vengono effettuate, ovvero dal 2005. La beffa, insomma, è che una crisi affrontata come peggio non si sarebbe potuto dai governi Conte prima e Draghi poi abbia finito per renderci tutti più uguali nelle difficoltà quotidiane, senza vantaggi per nessuno.

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