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Paragone: “Mi candido sindaco di Milano per ridare dignità ai cittadini e stoppare finanza e multinazionali”

Pubblicato il 20/05/2021 09:46 - Aggiornato il 20/05/2021 09:48

Il senatore Gianluigi Paragone correrà alle prossime elezioni amministrative come candidato sindaco di Milano. Ad annunciarlo, a sorpresa, è stato proprio il fondatore di Italexit – No Europa per l’Italia, attraverso i microfoni del programma Omnibus in onda sul La7. Paragone ha infatti spiegato alla conduttrice Alessandra Sardoni: “Mi candido sindaco a Milano. Ho deciso di farlo perché per troppo tempo ho assistito e sto assistendo a una mutazione di Milano. Le città stanno cambiando pelle, e anche se Milano è considerata quella con meno problemi, in realtà non è così”.

“L’aumento delle code alla mensa della Caritas, il boom dei nuovi poveri – ha aggiunto Paragone – sono la fotografia di un degrado, di uno scivolamento del famoso ceto medio verso posizioni più basse. Vuol dire che qualcosa non sta girando bene a Milano”. A spiegare motivo delle difficoltà che hanno colpito di recente i milanesi è stato sempre il fondatore di Italexit: “C’è un sistema parallelo a quello dello Stato che si è innervato nella grande metropoli. Pensate ai fondi speculativi che sono di fatto i proprietari delle nuove urbane e residenziali o alle multinazionali che hanno comprato i centri cittadini trasformandoli in un’unica vetrina, dove le identità si perdono”.

“Guardiamo anche – ha poi precisato Paragone – a come le mafie stanno riciclando il loro denaro negli esercizi commerciali in difficoltà a causa della crisi economica”. Sulla sua candidatura, il senatore è poi entrato nel dettaglio: “Non è un’operazione inquadrabile nella logica centrodestra-centrosinistra, Italexit avrà un ruolo centrale ma sarà affiancata da liste che pensano che il tema del debito e dello Stato siano fondamentali. Prenderemo e cercheremo di rilanciare le nostre sfide”.

“Oggi abbiamo uno Stato assente – ha concluso Paragone – ma allo stesso tempo Expo, con i prestiti che arrivano da entità sovranazionali, le multinazionali, le banche che hanno ormai perso l’identità territoriale e sono soltanto a trazione finanziaria. La città che piace a noi, però, non è soltanto luccichii e grattacieli, mentre la periferia viene abbandonata a sé stessa. La Milano che deve affrontare le sfide è quella delle periferie tanto quanto del centro. E la sinistra non può illudersi di vincere parlando soltanto al centro della città”.

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