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Denuncia una paga da fame, ecco cosa succede poche ore dopo al giovane lavoratore Niccolò

Pubblicato il 15/06/2022 11:13

Denuncia in un servizio Rai di ‘Agorà Estate’ la sua paga da miseria e viene licenziato. È la triste e vergognosa storia di Niccolò, un giovane archeologo romano. “La mia paga arriva a 6 euro netti l’ora. Il mio lavoro consiste nel tutelare i beni archeologici che possono essere rinvenuti durante i lavori di edilizia stradale. Lavoriamo come partite Iva e quindi non abbiamo alcun bonus del lavoro autonomo, ma abbiamo tutti malus della partita Iva: non abbiamo tfr, non abbiamo ferie pagate, non abbiamo malattia e non possiamo accedere agli ammortizzatori sociali”, spiegava Niccolò nel servizio che raccontava dei tantissimi lavoratori di musei e siti archeologici italiani costretti a lavorare con uno stipendio bassissimo e senza tutele. (Continua a leggere dopo la foto)

Ebbene, stando a quanto riferisce Fanpage, Niccolò sarebbe stato licenziato dopo la messa in onda del filmato. “Cioè, naturalmente non licenziato in senso tecnico: dato che lavoro a partita IVA, neppure quell’onore posso permettermi”, ha riportato le sue parole l’associazione Mi Riconosci?, che dal 2015 lotta per cambiare la situazione lavorativa del settore culturale in Italia. (Continua a leggere dopo la foto)

“Ieri sera, poche ore dopo che il video del servizio era stato condiviso in un grosso gruppo FB di archeologi, sono stato rimosso (senza alcuna comunicazione) dalla chat whatsapp in cui la cooperativa assegnava le commissioni per i vari cantieri. Quindi, ho perso il lavoro. Mi sembra giusto raccontarlo, perché è segno di dove siamo adesso: siamo ricattabili e ricattati. Non avevo raccontato nulla su quella cooperativa, avevo parlato di un sistema che non va”. (Continua a leggere dopo il post)

“Compensi orari medi intorno ai 6 euro/h, obbligo di aprire la partita IVA per lavorare, lavoro “da libero professionista” che in realtà si configura come lavoro para-dipendente senza diritti. Una cosa che qualsiasi archeologo romano, ma vorrei dire italiano, sa. A quanto pare però si può sapere, si può fare, ma non si può dire”. Il ministro Orlando dov’è? Dov’è il Pd che si fa paladino della “difesa dei lavoratori”?

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