Un allarme che avevamo lanciato più volte attraverso le pagine del Paragone, quello legato all’aumento di morti improvviese soprattutto tra i giovani. Con dati allarmanti che sottolineavano come, nell’epoca della pandemia e delle massicce campagne vaccinali da parte del governo, fossero schizzati verso l’alto anche i casi di infarti tra i ragazzi in età compresa tra i 16 e i 28 anni. Un’emergenza sottolineata in queste ore anche dal XXIV Congresso nazionale del Giec, il Gruppo Intervento Emergenze vascolari, andato in scena in queste ore a Napoli.
Durante il congresso, il presidente Maurizio Santomauro, del Dipartimento di emergenze cardiovascolari dell’Azienda ospedaliera dell’Università Federico II, ha spiegato: “I temi che affrontiamo oggi sono proprio rivolti ai ragazzi per la prevenzione cardiovascolare, ci è sembrato indispensabile offrire agli studenti informazioni, scientificamente controllate dalla società di cardiologia d’emergenza, atte a prevenire le aritmie cardiache, che possono essere spesso innescate o da un uso scorretto di sostanze stimolanti il cuore, come eccessive dosi di caffeina o addirittura uso illecito di sostanze dannose per il cuore. Il Primo passo che vogliamo affrontare con i ragazzi oggi, è quello di cominciare a pensare a curare il cuore già da giovani per conservarlo in anni successivi”.
Secondo lo stesso Santomauro, i casi “sono triplicati. Un dato allarmante, se consideriamo che la maggior parte delle morti improvvise è capitato tra ragazzi tra i 16 e i 28 anni”. Tra le criticità evidenziate, in occasione dell’installazione di alcuni totem dotati di defibrillatori in alcuni quartieri di Napoli, anche il fatto che “nelle città europee le persone capaci di attuare manovre di primo soccorso e utilizzare un defibrillatore sono il 10%. A Napoli, soltanto il 3%”.
Confermati, dunque, i dati allarmanti che sottolineano come il numero di giovani colpiti da infarti o comunque deceduti “in maniera improvvisa” sia spaventosamente aumentato. Durante il congresso si è tentato di spiegare il fenomeno parlando di “mancata prevenzione cardiovascolare” a causa della pandemia. Viene spontaneo chiedersi: “Perché, prima della pandemia si faceva prevenzione cardiovascolare per i giovani?”. La risposta, ovviamente, è “no”. Nessuno ha ancora il coraggio di fare, pubblicamente, le giuste domande. Chiedendosi se sia un caso che questo drammatico boom sia coinciso proprio con le campagne di somministrazione di farmaci anti-Covid alla popolazione, alla quale è stata tolta anche la libertà di opporsi.
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