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“La procura indaghi! ” Morí in ospedale durante il Covid, ora la moglie chiede giustizia

Pubblicato il 02/05/2023 12:47 - Aggiornato il 02/05/2023 12:59

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera ricevuta da Maria Grazia Pederzoli.

Luciano Pederzoli è deceduto il 29 marzo 2022 in un reparto di subintensiva dell’ospedale di Careggi; per accertare le circostanze della morte ho depositato una denuncia alla Procura di Firenze.
Il 17 maggio 2023 ci sarà la prima udienza in Camera di Consiglio in Tribunale.
La ricerca ha perso un grande uomo, generoso, sempre pronto a diffondere senza nessun fine economico tutto ciò che negli anni aveva scoperto con sacrificio ed amore per la conoscenza. (Continua dopo la foto)


Io, M.Grazia Evangelista, ho infatti ereditato la guida di un laboratorio di ricerca scientifica no profit, già fondato e diretto dal mio compagno, ing. Luciano Pederzoli.
Ripercorro quei tragici avvenimenti, i dati sono rilevati dalla cartella clinica e da altri documenti
Al pronto soccorso gli era stata diagnosticata una polmonite bilaterale da covid per la quale non era necessaria l’intubazione, (ciò risulta dal referto ecografico) tuttavia gli era stato somministrato il paracetamolo per endovena con 37,8 di febbre.
Il mio compagno ha riferito a me e a mia figlia, che eravamo ammesse insieme in reparto, di atteggiamenti tesi ad indebolirlo psicologicamente e moralmente, (è sempre stato collaborativo) gli è stata, infatti, con insistenza prospettata la morte se non si fosse fatto intubare; anche a me e a mia figlia è stato chiesto di convincerlo all’intubazione. Inoltre non gli davano da bere, aveva una mascherina per la ventilazione meccanica troppo stretta, che gli ha provocato lacerazioni al naso e il gonfiore di una guancia, era pieno di ecchimosi e gli hanno persino legato i polsi.

Dall’esame della cartella clinica risulta che di un antivirale, comunque somministrato dopo cinque giorni dal ricovero e poco appropriato in quanto antireumatico, non risulta indicato il barcode, comprovante l’avvenuta somministrazione. Dal 22 marzo avevano iniziato la somministrazione di un sedativo, il dextor, un farmaco che può indurre depressione respiratoria. Il 25 marzo era venuto in reparto anche un amico, il prof. Leonardo Longo, che ha poi redatto una dichiarazione scritta firmata.


Durante i tre giorni prima della morte gli hanno somministrato in continuum morfina fino a 20 mlg Il secondo giorno dei tre hanno aggiunto, nonostante la piena lucidità e l’assenza di dolore, (come riportato in cartella clinica) senza avvertire noi familiari e senza fargli firmare il consenso informato, il fentanyl, un oppiaceo molto più potente della morfina e infine il midazolam.
Il mio avvocato, dott.ssa Donatella Casini, ha presentato al tribunale una relazione molto dettagliata di un medico legale di parte, che analizza anche il riscontro diagnostico (solo due pagine, senza foto allegate), eseguito più di 2 mesi dopo il decesso e la relazione del consulente tecnico del pm.


ll pm non aveva predisposto l’autopsia.
Naturalmente dichiaro di essere in grado di dimostrare tutto ciò che affermo e me ne assumo la piena responsabilità. Tuttavia, come previsto dalla legge, chiedo risposte alla Procura di Firenze sui molti quesiti rilevati.
In fede, dott.ssa M.Grazia Evangelista
Ing.Luciano Pederzoli, progettista di macchine industriali a controllo numerico, telescopi, docente di elettronica, membro del Science of Consciousness Research Group dell’Università di Padova, autore di articoli scientifici pubblicati su riviste peer reviewed, inserito negli elenchi ufficiali degli scienziati.