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Ministro Giuli, basta scimmiottare la sinistra e faccia qualcosa di destra

Pubblicato il 10/10/2024 10:36 - Aggiornato il 10/10/2024 10:44

Il rischio di diventare una macchietta è lì ad un passo. Pertanto con parole semplici gli consigliamo di volare basso, di giocare palla a terra. C’è già la sinistra ad ammorbarci con iperboli retoriche vuote per non dire nulla ma darsi un tono. Quindi…
Quindi, anche un po’ meno, signor ministro. A meno che il quasi dottor Alessandro Giuli non si senta già professore. O, peggio, non sia afflitto da un senso di inferiorità culturale che lo porta a pensare e a parlare come uno di sinistra per far piacere a quelli di sinistra. Non è questo quel che la destra chiede a un suo ministro: non sopportiamo l’originale, figuriamoci la bella copia.


L’abito salottiero non gli manca, ma il troppo stroppia, diceva mia nonna. Scelga: o l’abito dandy o il linguaggio aulico. Entrambi nauseano. Da quando ha preso il posto del povero Sangiuliano, sprofondato negli abissi della commedia sexy all’italiana, Alessandro Giuli ha cercato nell’oratoria il passaporto per entrare in quell’ambiente su cui la sinistra crede di vantare un diritto naturale all’occupazione. Non lo se lo abbia davvero, tuttavia non sarà atteggiandosi a uno di loro che il ragazzotto otterrà il lasciapassare.
Il buon Giuli, lo dovrebbe sapere già dalla passata esperienza al Maxxi, dove pagò a caro prezzo una serata affidata allo scoppiettante duo Vittorio Sgarbi/Morgan, nel corso della quale Sgarbi fece Sgarbi e Morgan fece Morgan. Solo Giuli non fece Giuli, cioè il barbaro messo dalla destra per occupare un santuario “de sinistra”, così scrisse una balbettante lettera alle dipendenti del museo per quel che i due dissero dal palco.

Fonte Ansa

Perché lo fece? Semplice, perché egli era seduto accanto a Sgarbi e Morgan con atteggiamento ridanciano. Insomma, per non finire sui carboni ardenti di Repubblica e compagni, Giuli iniziò quasi subito a farsi di quel velluto che tanto apprezza quando le temperature si raffreddano. Cominciò a frequentare sempre più spesso gli ambienti culturali di Leonardo, a dialogare con Violante e Minniti sul come – attraverso la cultura, sul modello francese – il Maxxi potesse fare da ponte con l’Africa delle risorse minerarie ed energetiche. Anche per questo, il nome di Giuli fu immediato quando si trattò di sostituite Genny Delon, come lo chiama Dagospia.

A cui l’altro giorno Giuli ha fornito il pretesto per l’inevitabile presa per i fondelli. Con tanto di riferimento alla supercazzola di Tognazzi.
Tuttavia la celebre battuta del conte Mascetti non c’entra con l’audizione di Giuli; c’è piuttosto il Nanni Moretti giudicato da Dino Risi: spostati e fammi vedere il film. Ecco, caro ministro, facci vedere che idea di cultura ha la destra. Finora onestamente si è visto poco.

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