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Mes, come i burocrati del ministero dell’economia hanno tradito gli italiani

Pubblicato il 03/04/2020 10:37

Mentre le imprese urlano contro il governo perché urge liquidità e non c’è più tempo, qualcuno pensa ancora ai vincoli europei, ai paletti, al rigore di bilancio. In particolar modo, questo qualcuno, come rivela Ilario Lombardo su La Stampa, “nelle ultime ore ha acquistato una fisionomia più chiara, con un nome e un cognome, lo stesso che si sente ripetere dalle imprese, da fonti della maggioranza, M5S e Pd, tra i ministri, a Palazzo Chigi come al Mef. È Alessandro Rivera, il direttore generale del ministero di Roberto Gualtieri. ‘Rivera è un problema, ci sta ostacolando su tutto’, ripetono fonti di primo piano nel governo. Il suo ruolo è cruciale in queste ore, anche su un altro fronte che complica il destino finanziario dell’Italia: la partita sul Mes”. E qui viene il bello. Si fa per dire…

Il Meccanismo europeo di stabilità, più comunemente noto come fondo salva-Stati, è una trappola in cui l’Italia non può e non deve assolutamente cadere. Ma nelle ultime ore, invece, sembra che questo rischio sia sempre più concreto. Cedere al Mes vorrebbe dire commissariare l’Italia, far piombare la Troika in casa nostra e diventare la nuova Grecia. Come scrive ancora Lombardo: “Le soluzioni che martedì saranno esaminate all’Eurogruppo non contemplano né la sospensione delle condizionalità, né la firma del Memorandum. Il documento è stato redatto dall’Eurogroup working group, composto dai dirigenti dei ministeri delle Finanze di tutti i Paesi Ue, che ha il compito di preparare la riunione dei ministri. Dunque, quelle proposte hanno ricevuto la bollinatura tecnica del Mef”, il ministero di Gualtieri. I tecnici e i burocrati del ministero italiano, dunque, si sono allineati con l’impostazione europea del Mes, che per l’Italia sarebbe in realtà una catastrofe come in tanti stanno cercando di spiegare da tempo.

Rivera e i suoi collaboratori hanno dunque approvato. Cosa che ha aggiunto sospetti a sospetti nei confronti del dirigente. Sempre La Stampa qualche giorno fa aveva pubblicato notizie sulle frizioni tra il governo e i burocrati di via XX settembre sulle resistenze alla richiesta di aumentare i miliardi a garanzia dei prestiti di Cassa depositi e prestiti. E Gualtieri? “Va detto che il dirigente si muove in uno spazio politico che tocca al ministro delineare, con un mandato il più possibile chiaro. Ma l’impressione avuta da qualcuno, anche nella maggioranza, è che dopo le indiscrezioni sulle presunte incomprensioni con Conte, Gualtieri abbia voluto mettere una distanza con la componente tecnica del suo ministero”. Sarà vero? O lui è davvero a favore di questo Mes e usa Rivera come scudo?

Sul fondo salva-Stati come sul debito Rivera è portatore di una linea tradizionale, conosce i meccanismi europei e quando siede ai tavoli preliminari sa che non può alzarsi senza nulla in mano o semplicemente ribaltandoli, compromettendo equilibri che poi si rivelano importanti in chiave interna. Insomma: sulla carta, il braccio di ferro con l’Europa va avanti. Nella pratica, però, la mano di Conte e Gualtieri si è già tesa verso la Germania. Le condizioni definitive le scopriremo a breve, i timori sono più che leciti…

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