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Fallimento Mercatone Uno, il Mise lascia le cose peggio di come le aveva trovate

Pubblicato il 08/10/2020 17:32

Mercatone Uno, ovvero uno degli esempi emblematici di grande gruppo italiano sull’orlo del crac che esce dalla procedura fallimentare messo ancora peggio di come vi era entrato dopo il passaggio dalla “cura pubblica”. Si torna a parlare di questa vicenda perché i fornitori, riuniti da maggio 2019 nell’associazione Assumono per tutelare i loro crediti e diritti, alzano di nuovo la voce dopo la notizia che il 23 novembre i commissari governativi intendono chiudere la procedura in continuità e passare alla liquidazione di quel che resta del gruppo distributivo di arredo-casa di Imola, dopo cinque anni di procedura fallimentare, “fallimentare anche nei risultati”, è la sintesi del direttore William Beozzo.

A raccontare tutto è Il Sole 24 Ore: “Di fronte alle probabilità molto scarse di rientrare anche solo in parte delle somme che vantano” i creditore di Mercatone Uno all’epoca proposero al Mise di convertire parte dei crediti in azioni per subentrare in una newco e rilanciare gli asset. Il Mise rifiutò, ma ora i commissari governativi lanciano la medesima proposta ai dipendenti, che in questi cinque anni di amministrazione straordinaria, a differenza dei fornitori, sono sempre stati tutelati da ammortizzatori sociali.

“Apprendiamo, non senza sorpresa, quanto dichiarato dai commissari straordinari in merito agli sviluppi della vicenda completamente sconosciuti ai creditori stessi – scrivono nero su bianco i fornitori in risposta all’articolo apparso su Il Sole 24 Ore il 6 ottobre che annunciava la fine del commissariamento -. Nella gestione della crisi Mercatone Uno ci siamo trovati di fronte a commissari (i primi nominati) che hanno moltiplicato i nostri crediti (che sono prededucibili, eppure non pagati), per cedere quindi l’attivo a Shernon, poi fallita, con atto di vendita che il Tribunale si appresta a dichiarare nullo”.

“I nuovi commissari – continuano – pur ereditando l’amministrazione straordinaria dalla dichiarazione di fallimento della Shernon, hanno rifiutato di fare azione di responsabilità nei confronti dei predecessori, hanno tenuto aperta la procedura ma chiuso i punti vendita, togliendo anche le insegne e quindi svalorizzando il marchio”. In vista della scadenza del 23 novembre, data in cui scade la gestione straordinaria affidata da giugno 2019 ai commissari Antonio Cattaneo, Giuseppe Farchione e Luca Gratteri, e delle probabili conseguenze anche giudiziarie di tutto questo, si apre la possibilità di vendere ai dipendenti l’attivo convertendo i crediti.

“I fornitori – si legge sul Sole – chiedono risposte e chiarimenti e puntano il dito contro il ministero dello Sviluppo economico, perché i commissari straordinari non sono i veri responsabili, in quanto professionisti privati che fungono da braccio operativo del Governo, chiamato ora a rispondere di atti che hanno svalutato l’attivo e aumentato il passivo di Mercatone Uno in questi cinque anni”. La vicenda è tutt’altro che chiusa e rivela ancora una volta l’incompetenza che regna sovrana al governo.

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