Non è più un segreto. Se prima se ne parlava solo nelle segrete stanze, adesso la questione è di dominio pubblico, e iniziano ad arrivare anche i messaggi incrociati che suonano un po’ come una conferma. Giorgia Meloni e Mario Draghi. La premier vuole lanciare la candidatura dell’ex presidente del consiglio alla guida delle istituzioni europee. Lo riferiscono fonti di massimo livello a Repubblica, persone vicine a Meloni. E ci sarebbe già un piano concreto per farlo. Dal canto suo, Draghi continua a mandare messaggi cifrati che, ai più attenti, non stanno sfuggendo. Insomma, ha colto l’assiste e sarebbe ben felice di prendere un ruolo primario in Ue. Ma la Meloni che ci guadagna? Ha bisogno di lui per mettere in sicurezza il Pnrr, “gestire il rientro per deficit eccessivo e una fase straordinaria dettata da una minaccia militare alle porte dell’Europa”. Altro aspetto: come raccontano le stesse fonti, “con Draghi il rapporto continua a essere buono. Per certi versi, personale”. (Continua a leggere dopo la foto)
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L’idea di Meloni, però, rischia di deludere i big del suo partito che si contendono un posto da commissario europeo. A sostenere questa ipotesi è invece Giancarlo Giorgetti, che con Draghi ha un rapporto solido e un interesse concreto: evitare il fallimento del Pnrr e governare il rientro di Roma nei parametri Ue. Giorgetti, del resto, ha presentato all’Europa, in queste ore per conto del governo italiano. la richiesta di prorogare di un anno, fino al 2027, l’attuazione del Recovery. L’attuale Commissione ha prontamente bocciato la richiesta, rimandando la palla alla prossima Commissione. E anche qui tornerebbe comodo avere Draghi a occupare quel posto. Meglio trattare con lui che con qualche rigorista del Nord Europa. E in tutto questo Draghi? Dicevamo di alcuni segnali. Nelle ultime uscite pubbliche ha picchiato sull’Ue, ma sempre con un evidente intento “costruttivo”, della serie “così non va”, ma se ci fossi io… E l’ultimo messaggio è arrivato da New York, dove l’American Academy in Berlin lo ha premiato nel corso di una serata di gala al Tempio di Dendur. (Continua a leggere dopo la foto)
“Il numero e l’importanza dei cambiamenti che l’Europa deve intraprendere per preservare la sua prosperità e la sua indipendenza sono senza precedenti nella storia dell’Unione”, ha esordito con un messaggio netto e chiaro. Il suo intervento, molto atteso dalla platea americana d’élite, è suonato come un avvertimento all’Europa a non sottovalutare l’importanza strategica di un rafforzamento della spesa militare per difendere l’indipendenza dell’Europa. Un punto programmatico, insomma. “L’Europa – ha detto – è divenuta strategicamente ed economicamente più vulnerabile. In un mondo in cui l’economia è sempre più usata come arma geopolitica, l’apertura dell’Europa è divenuta una vulnerabilità strategica. Ci troviamo ad affrontare minacce fisiche, che non abbiamo la capacità militare e la sicurezza per contrastare”. Per questo – ha osservato – l’Europa deve “aumentare la nostra capacità di difesa riducendo la costosa frammentazione della spesa europea”. Ha concluso: “Noi europei non perderemo di vista che il nostro futuro è costruito sulla nostra unità e che nello scegliere gli amici di questo viaggio verso un ordine differente, c’è un’àncora stabile che sono i nostri valori e la nostra fede nella democrazia, nella libertà e nell’indipendenza”. Un messaggio forte e chiaro…
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