Il film di Paola Cortellesi, C’è Ancora Domani, dopo il grande successo ottenuto in Italia è sbarcato il 13 marzo in Francia. E ha scatenato polemiche, discussioni, reazioni positive, ovazioni e critiche feroci. E anche una serie di accuse che probabilmente l’autrice non si aspettava. Perché vengono soprattutto da sinistra. Va detto che all’anteprima il pubblico ha cominciato ad applaudire il film prima dei titoli di coda, mostrando grande entusiasmo. E che ora si aspetta il riscontro delle sale, come sempre accade i questi casi. Ma la critica francese si è divisa in modo piuttosto eclatante. A partire dalla frase di lancio della pellicola: “Cinque miloni di spettatori in Italia”. Che dovrebbe attrarre il pubblico ma, per qualcuno, è invece una nota negativa. (continua dopo la foto)
Il quotidiano della sinistra chic Liberation, a questo proposito, ha citato con cattiveria “i cinque milioni di spettatori conquistati nell’Italia di Estrema Destra di Giorgia Meloni”. Come se tutti gli italiani fossero “fascisti” e di conseguenza anche tutti gli spettatori della Cortellesi. Ci sono anche recensioni decisamente positive, come quella di Le Monde, per il quale il film è “da vedere” perché “resta sul filo della tragicommedia e ha il merito di far sentire, in mezzo alle vecchie voci del passato, la speranza di un futuro migliore”. Anche Le Point, che attribuisce al film 4 stelle, è molto positivo, giudicando C’è Ancora Domani come “originale, ironico” e che “riesce a sottolineare senza indulgenze le devastazioni del machismo ordinario”. (continua dopo il video)
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Un giudizio del tutto opposto arriva invece da Helene Frappat, icona femminista, che definisce la pellicola “un gashlight-movie cattolico”. Il gashlitingh è la pratica di bullizzare il partner con continue denigrazioni e momentaneo, apparente interesse. Quindi, se abbiamo capito bene, l’accusa velata è di essere un film “maschilista”. Frappat ha criticato anche il finale, definito “happy ending femminista”, e non ha perdonato alla regista l’appello bipartisan a Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Tanto che la critica francese conclude addirittura con un eloquente “non ho niente contro il diritto di voto, anche se ha permesso l’elezione in Italia di una dirigente che non è mai cambiata politicamente da quando a 19 anni ha affermato che Mussolini era un buon politico”. (continua dopo la foto)
Nemmeno a Le Figaro il film è piaciuto. La Cortellesi è accusata infatti di avere girato una pellicola “straboccante di stereotipi”. Per il noto e severo critico Eric Neuhoff, che per il Corriere tradisce un’insofferenza da uomo di destra, “la volgarità non è esente da questo melodramma che pensa come si deve pensare”. Per un recensore da sempre contrario al politicamente corretto, dunque, proprio il ricorso a una narrazione di questo tipo rappresenterebbe il principale limite della pellicola. Insomma, anche se il film è stato apprezzato, per la destra è troppo “politicamente corretto”, per la sinistra troppo consolatorio e troppo poco anti-governativo. Vedremo cosa ne penseranno gli spettatori.