
Perché Donald Trump è andato nuovamente contro l’Organizzazione mondiale della Sanità? Se uno isola la questione dalla visione che il presidente americano ha manifestato nel suo discorso di insediamento non capisce il senso politico dell’annuncio. Parecchi sono infatti i punti che andrebbero messi assieme e che qui proviamo a sintetizzare. Cominciando dalla tesi di fondo: il ritorno dei confini, il ritorno del senso dello Stato e della nazione. Quindi il ritorno a una presidenza che non accetterà interferenze se non quelle del sano bilanciamento dei poteri previsto proprio dei presidenzialismo americano.
L’Oms fa parte di quell’insieme di sovrastrutture che progressivamente è entrata nel sistema nervoso degli Stati, di tutti gli Stati, spesso controllandone le decisioni, per non dire imponendole. L’Oms ovviamente lo sta facendo sulla sanità, concetto largo attraverso il quale impone veri e propri nuovi paradigmi che direttamente o indirettamente impattano sulla “salute”, dall’inquinamento all’alimentazione. Non è un caso che il più grande finanziatore privato dell’organizzazione sia Bill Gates, impegnato in attività cosiddette filantropiche dall’alto contenuto politico. Bill Gates, con la sua fondazione, ha finanziato campagne sui vaccini e sulla carne sintetiche, due filoni di business su cui egli stesso era impegnato.

L’Oms sta imponendo la propria agenda – precedentemente dettata dalla Cina che costruì la segreteria di Tedros – con un pressing sempre più penetrante e con modalità di comunicazione per cui chi (governi inclusi) non condivide tali scelte diventa un cattivo. Ne sa qualcosa lo stesso Trump; ne sa qualcosa Robert Kennedy jr. in predicato di diventare “ministro” della sanità. Il quale Kennedy è stato a lungo impegnato in un “corpo a corpo” politico e mediatico proprio con l’Oms e con quell’Anthony Fauci a cui il presidente uscente Biden ha concesso (a lui e agli altri dell’elenco) una grazia del tutto irrituale, una grazia preventiva che fa da scudo a eventuali procedimenti a suo carico.
Così come non c’è dubbio che Trump vorrà fare chiarezza sulle ombre del periodo Covid, sulla genesi del virus e su tutto quello che ne è seguito anche sul piano delle cure e quindi dei vaccini. Ne ha parlato e ne parlerà, facendo leva su un altro pezzo dell’intervento: la piena libertà di espressione al riparo da quelle censure che pur avevano caratterizzato la stagione del Covid. Nelle settimane scorse quel furbastro di Zuckerberg ha ritarato la macchina del fact-checking allargandone le maglie e recuperando quella denuncia che fece davanti al Congresso rispetto agli ordini censori impartiti dall’amministrazione Biden e che comunque egli accettò (e che continua a tenere in vita in Europa a dimostrazione della sua doppiezza di fondo).
L’annuncio di volersi sfilare dall’organizzazione fa dunque parte di una visione per cui Trump non accetta limitazioni e compressioni della sua presidenza. Fa parte della stessa politica di protezione dei confini da agenti esterni, globali. Siano essi l’Oms, Bill Gates, la Cina o gli apostoli del green.