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Sentenza Mps, l’assemblea di Leonardo (e il ministero) salva Profumo: bocciata azione di responsabilità

Pubblicato il 19/05/2021 16:32

La richiesta di azione di responsabilità contro l’a.d. di Leonardo, Alessandro Profumo, promossa da Bluebell Partners dopo la sentenza di primo grado nella vicenda Mps, secondo quanto riferito dall’Ansa da fonti vicine agli azionisti è stata respinta in assemblea dal 99,3% del capitale votante. A favore lo 0,49% (Bluebell è socio con solo 25 azioni pari allo 0,000004% del capitale sociale). Il ministero dell’Economia ha votato contro garantendo continuità operativa per il mandato del cda e riservandosi, come di prassi in questi casi, di valutare l’evoluzione in futuro del procedimento in corso. (Continua a leggere dopo la foto)

Il ministero-azionista aveva già votato contro l’azione di responsabilità a Profumo presentata da Bluebell all’assemblea di Mps, l’ultima volta lo scorso 6 aprile, per la sua posizione di ex presidente della banca. L’assemblea si è svolta a porte chiuse, per il secondo anno consecutivo, per le norme anti-Covid-19. L’esito del voto è trapelato da fonti della società, in via ufficiosa, non c’è ancora un comunicato. Decisivo il voto del ministero dell’Economia, contro la richiesta di Bluebell. Il Mef detiene il 30,2% del capitale della società del’aerospazio e difesa. (Continua a leggere dopo la foto)

La richiesta della società londinese Bluebell, presentata dal fondatore Giuseppe Bivona il 28 aprile con una lettera a Luciano Carta, presidente di Leonardo, mirava a ottenere il risarcimento per il danno alla reputazione di Leonardo che – secondo il socio – sarebbe causato dalla condanna in primo grado di Profumo a sei anni di reclusione più pene accessorie come ex presidente di Banca Mps, per false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato, pronunciata il 15 ottobre 2020. (Continua a leggere dopo la foto)

La condanna di Profumo non riguarda la sua attività al vertice di Leonardo, ma come ex presidente di Banca Mps, tra l’aprile 2012 e il settembre 2015. Profumo, che ha annunciato ricorso in appello, ha detto di essere innocente e di aver agito in accordo con Banca d’Italia e Consob nel criterio di contabilizzazione dei derivati, stipulati dai predecessori e scoperti da Profumo insieme all’allora a.d., Fabrizio Viola, che ha subìto la stessa condanna.

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