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L’Emilia in ginocchio per anni di malgoverno nazionale, ma per cambiare una soluzione c’è

Pubblicato il 18/05/2023 12:04 - Aggiornato il 18/05/2023 12:05

L’EMILIA IN GINOCCHIO PER ANNI DI MALGOVERNO NAZIONALE. MA PER CAMBIARE UNA SOLUZIONE C’E’ – Lorenza MORELLO

Ci sono cose che non è solo inaccettabile, ma non è proprio nemmeno lontanamente concepibile che accadano.
Quello che sta accadendo e che stiamo vivendo in Emilia è peggio di un incubo ad occhi aperti. Perché un incubo in quanto tale è sempre frutto della fantasia umana e, in quanto tale, lo si può sconfiggere. Quello che invece sta attraversando in queste ore l’Emilia non è fantasia, ma il frutto di una realtà che affligge tutta la penisola da anni. Ed è una insopportabile retorica quella dei politici di queste ore che danno la colpa a destra o a sinistra a seconda di chi sia il malcapitato governatore di turno quando accadono queste cose.


Ciò che si sente dire un pò ovunque è che “Una volta queste cose non succedevano” frase che però supera la retorica da bar e racconta uno spaccato di questa nostra Italia. E’ indubbio che quando l’economia nazionale era -specie nelle zone di campagna o collinari- prevalentemente rurale, sebbene le piogge cadessero, non si assistesse (se non per casi davvero eccezionali come in Piemonte fu quello di Alba) a vere e proprie tragedie di questo tipo. Perché laddove i terreni sono manutenuti, gli alberi che insistono sulle strade vengono sfrondati e quelli pericolanti abbattuti, gli alvei dei fiumi ed i canali di scolo ripuliti, tutta la natura, piogge copiose comprese, fa il suo corso senza particolari danni (ripeto, salvo eventi che appunto diventano “eccezionali”). Ma da quando l’economia rurale è passata in subordine e, laddove non ci sia una attività imprenditoriale, nessun proprietario terriero si occupa più di manutenere i propri terreni (che spesso sono ereditati da figli o nipoti che vivono altrove e nemmeno sanno di averli) ed i sindaci, strozzati da burocrazie e vincoli di bilancio, non riescono ad occuparsi della manutenzione delle aree abbandonate, ecco che la natura diventa selvaggia, con tutte le conseguenze del caso.


Se a ciò aggiungiamo poi che ad aree abbandonate a se stesse fanno da contraltare altre che hanno subito disboscamenti eccessivi, il connubio è perfetto.
Resta ad ogni modo del tutto inaccettabile che in uno dei Paesi con il più alto carico fiscale al mondo non si trovino i fondi e le risorse per far fronte ad una voce di bilancio importante come quella della messa in sicurezza del nostro patrimonio immobiliare tutto.
Una proposta ai sindaci: così come sono bravi a fare cassa con gli autovelox, inizino a comminare sanzioni salate ai proprietari terrieri che, come norma vorrebbe, non manutengono i propri possedimenti, specie quando questi sono in zone adiacenti a strade o fiumi e quindi la cui mancata manutenzione può essere di maggior danno alla collettività tutta. Laddove la famiglia non abbia i modi o le risorse per occuparsene si pensi ad un intervento con risorse pubbliche, laddove invece sia palese incuria si passi alla sanzione e con i proventi si facciano i lavori necessari. Chè davvero non si può più immaginare, nel 2023, con previsioni del tempo a medio e lungo termine sempre più attendibili (che quindi riducono all’osso le soglie dell’imprevisto) che la nostra bella Italia sia in balia di pioggia e vento e che poi il grosso del lavoro in fase di emergenza debba essere svolto a quel grande cuore pulsante della nazione che si chiama “volontariato” a cui tutti, e la sottoscritta oggi in prima persona, dobbiamo sempre molto.