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“Le vaccinazioni di massa sono pericolose: ecco perché”. Lo studio su Nature che sotterra l’era-Covid e gli obblighi

Pubblicato il 02/05/2024 12:19

È stato pubblicato su “Communications Medicine“, di Nature, uno studio sui vaccini mRna contro il Covid a dir poco rivoluzionario. Lo studio è stato guidato dall’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche di Segrate (Cnr-Itb), in collaborazione con la Fondazione Irccs Istituto Neurologico “Carlo Besta” (Fincb), l’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”- Irccs, l’Azienda Ospedaliera Senese la Fondazione Irccs Casa Sollievo della Sofferenza. E cosa emerge? Che il vaccino Covid di Pfizer non ha lo stesso effetto per tutti. Vi sembrerà una banalità, ma è l’ennesima picconata a quel prodotto farmaceutico e a tutta la campagna mediatica che lo ha spinto negli anni pandemici, portando addirittura alla sospensione della democrazia e dei diritti delle persone. Vediamo cosa dice nello specifico lo studio: la risposta al vaccino Covid Pfizer non ha lo stesso effetto per tutti, in quanto la produzione di anticorpi è influenzata dal patrimonio genetico di ciascun individuo. In poche parole, la risposta dei vaccinati al siero non è univoca ma individuale, e questo dà molte risposte anche sugli effetti avversi. Basti pensare, infatti, che proprio pochi giorni fa AstraZeneca, in tribunale, ha dovuto ammettere che il suo prodotto possa causare trombosi mortali. (Continua a leggere dopo la foto)

Spiega Francesca Colombo, ricercatrice del Cnr-Itb: “Come per la maggior parte dei farmaci, così anche per i vaccini contro il Covid-19 ogni individuo può rispondere in maniera più o meno efficace e questo è dovuto, almeno in parte, alla costituzione genetica individuale”. Aggiunge Martina Esposito, prima autrice dello studio: “Con le analisi statistiche effettuate abbiamo scoperto che una particolare regione del genoma, sul cromosoma 6, era significativamente associata ai livelli anticorpali. In questa specifica regione genomica sono presenti dei geni che codificano per delle molecole presenti sulla superficie cellulare, coinvolte nei meccanismi di risposta immunitaria. Questi geni sono molto variabili ed esistono differenti combinazioni”. Spiega invece Massimiliano Copetti, responsabile biostatistica della fondazione Casa Sollievo della Sofferenza: “I modelli matematici usati e le analisi statistiche effettuate per arrivare a questi risultati sono molto complessi perché complessa è l’interazione tra i geni e dei geni stessi con il vaccino”. (Continua a leggere dopo la foto)

Massimo Carella poi rivela un altro punto fondamentale: “L’identificazione di specifici alleli HLA (le diverse forme in cui può presentarsi un gene, ndr) che conferiscono una predisposizione ad un’alta o bassa produzione di anticorpi dopo la somministrazione del vaccino Covid, ci può permettere ora di differenziare e personalizzare la campagna vaccinale, fornendo a ciascun individuo il vaccino più adatto, cioè quello che gli permetterà di produrre più anticorpi possibili”. Quindi la sintesi dello studio è che la risposta anticorpale degli individui dipende dal loro assetto genetico. Se ne desume che i preparati di Pfizer e AstraZeneca non potevano e non dovevano essere obbligatori, come invece imposto da Speranza, ma solo per alcune persone. Doveva esserci, e dovrà esserci in futuro, dunque, una personalizzazione della medicina e delle somministrazioni.

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