Mentre il governo è ancora impegnato a cercare di sbrogliare una crisi tutta interna, con esiti ancora incerti nonostante la fiducia incassata da Conte alla Camera e al Senato, la portata della crisi economica che si è abbattuta sul Paese cresce giorno dopo giorno. Con le banche già pronte a muoversi per scaricare sui cittadini, come sempre, il peso delle loro difficoltà. In questo senso vanno lette due pericolose novità che hanno iniziato a delinearsi: la possibilità di un rincaro sui prelievi effettuati agli sportelli e il rischio che, quando le moratorie verranno eliminate, molti istituti si trovino a fare i conti con il deterioramento dei crediti.
Sul primo fronte, occhi puntati sulla proposta avanzata da Bancomat Spa e attesa al vaglio dell’Autorità per la Concorrenza, che modificherebbe le modalità di remunerazione del servizio. Al momento, il costo della commissione interbancaria è di 0,50 centesimi per ogni singolo prelievo che la banca emittente riconosce a quella proprietaria dell’Atm utilizzato. L’istituto può girare o meno al cliente il costo della commissione, ma quasi tutti ormai riconoscono la gratuità delle operazioni anche dagli sportelli di altre banche. Se l’Antitrust dovesse approvare il nuovo modello, però, le cose potrebbero presto cambiare.
Ogni banca, in caso di via libera, potrebbe infatti decidere in maniera autonoma il costo che i clienti di altri istituti dovranno sostenere al momento del prelievo. Una scelta unilaterale e della quale il singolo cittadino sarebbe messo al corrente soltanto una volta effettuata l’operazione allo sportello. In un momento di difficoltà generale, non certo una novità di cui si sentiva il bisogno. Il mondo delle banche è in agitazione anche in vista della fine delle moratorie. Andrea Enria, responsabile del Supervisory Board della Bce, lo ha ribadito in queste ore: “L’impatto della crisi sui bilanci delle banche è finora stato limitato, ma non possiamo escludere che una volta terminate le misure di supporto alcune banche avranno un significativo deterioramento della qualità degli attivi”.
I prestiti sotto moratoria Covid sono a oggi circa 300 miliardi, per un terzo garantiti dallo Stato. Circa la metà di questa somma è concentrata nelle banche principali, oltre 140 in soli 7 istituti (Mps, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Ubi Banca, Bper, Popolare Sondrio e Credem). Ma l’effetto della crisi potrebbe abbattersi soprattutto sugli istituti piccoli. Con conseguenze potenzialmente devastanti soprattutto per i cittadini che su questi prestiti hanno fatto affidamento.
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