C’è un’Italia che si batte per il taglio dei parlamentari, in nome di quella riduzione dei costi della politica che, oltre a portare qualche soldino in più nelle tasche dello Stato, è anche sentita come un dovere morale nei confronti dei cittadini. E c’è un’Europa che, invece, continua a pesare sulle tasche delle famiglie, in maniera sempre più consistente. E che non sembra volerne proprio sapere di sgonfiare un po’ il proprio peso.
Il Parlamento Europeo in questo momento ha infatti due sedi e mezzo, per un costo complessivo di oltre due miliardi di euro l’anno. Nel 2019, come riporta Il Sole 24 Ore, il costo dell’istituzione Ue, 7.698 dipendenti (dato aggiornato a gennaio 2018, di cui 4.903 a Bruxelles, 292 a Strasburgo, 2.251 in Lussemburgo e 252 in altre sedi) sarà di due miliardi di euro (erano 1,950 miliardi nel 2018: aumento di quasi 50 milioni di euro). Una spesa in crescita che pesa sulle spalle delle famiglie e dei lavoratori europei.
Un tema scottante che stride con le richieste sempre più pressanti fatte dai Commissari agli stati membri di tagliare le loro spese a scapito del benessere dei loro cittadini e delle loro comunità. Entrando nel dettaglio, le sedi del Parlamento due: Strasburgo, quella ufficiale, e Bruxelles, dove si svolge la maggior parte delle attività delle commissioni parlamentari. La “terza sede” è il Segretariato generale, che ha il compito di coordinare le attività legislative e di organizzare le sedute plenarie e le altre riunioni. Quest’ultimo ha un ufficio a Bruxelles, uno in Lussemburgo e uno a Strasburgo.
Il dibattito sulla scelta dei siti e della sede dell’Assemblea si ripresenta regolarmente, in particolare a causa delle implicazioni di bilancio e pratiche di questa dispersione geografica, ma qualsiasi modifica esige un accordo unanime in seno al Consiglio dei ministri. Accordo che al momento non c’è mai stato. E allora l’Europa continua dritta per la sua strada, chiedendo sacrifici senza farne. Con buona pace di chi si batte per tagliare i costi nella politica in casa propria.
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