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“Lavoro nero, situazione drammatica”. I numeri dello scandalo. “Nessuna tutela. Si rischia la vita ogni giorno”

Pubblicato il 19/02/2024 11:42

Sono numeri che fanno impressione. E riguardano l’esercito degli “irregolari” del lavoro, che secondo l’Istat ammontano addirittura a tre milioni di persone. Non solo chi lavora in nero, ma anche chi viene assunto con contratti di poche ore, salari fuori busta, nessuna tutela e la costante minaccia di essere licenziati. Oltre alla mancanza delle basilari misure di sicurezza. Una moltitudine di persone in costante aumento. Rispetto al 2020 gli “irregolari” sono aumentati di 73mila unità, con un’incidenza pari al 3,7% del Pil nazionale (69 miliardi di Euro). I settori più toccati da questa problematica sono i servizi alle persone (il 42% dei lavoratori sono impiegati in nero o con contratti irregolari), l’agricoltura (17%), poi l’edilizia, il commercio, il turismo e la ristorazione. La maggioranza degli sfruttati sono stranieri, spesso senza documenti. La situazione è causata anche dei continui tagli al Welfare, soprattutto quando si tratta di badare ad anziani, bambini, malati e disabili. (continua dopo la foto)

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Ancora peggio va a chi è sottoposto al caporalato nei campi o nei cantieri. Perché in questi settori si rischia la vita ogni giorno. E le condizioni di impiego sfiorano spesso condizioni di vera e propria schiavitù. Nei settori del commercio, della ristorazione e del turismo, che con l’industria dovrebbero trainare il Paese, la crisi è soprattutto economica. C’è un’effettiva difficoltà a trovare addetti a causa dei salari troppo bassi. Secondo le rilevazioni, vengono spesso offerte paghe da fame, in nero o fuori busta. Senza che vi sia certezza nemmeno sulle ore da lavorare o sui giorni di riposo. Inevitabile poi che chi lavora in queste condizioni si trovi sottoposto a un costante ricatto, non disponendo di alcuna tutela sociale. Di fronte a simili cifre e condizioni lavorative si muovono anche i sindacati. Raffaella Buonaguro, segretaria nazionale della Fai-Cisl, fa riferimento a un intervento promesso dal governo per contrastare caporalato, sfruttamento ed estrema precarietà. (continua dopo la foto)

“Vogliamo sapere che fine hanno fatto i 200 milioni di Euro del Pnrr stanziati per gli alloggi dei lavoratori agricoli”, chiede Buonaguro. “Serve anche una revisione strutturale della Legge Bossi-Fini”. Segnalando che ci sono lavoratori che vanno avanti per anni a essere impiegati in nero, la sindacalista chiede la riapertura del “tavolo anticaporalato, valorizzando tutti i fondi stanziati e valutando la pubblicazione dei prezzi anticaporalato nella grande distribuzione”. Bonaguro sottolinea anche il problema dei mancati controlli, perché l’ispettorato è a corto di mezzi e uomini. Intanto nella ristorazione, per esempio, è prassi sottoscrivere contratti di 10-15 ore a fronte di un reale orario di lavoro di 50-60 ore settimanali. Un modo per provare a eludere i controlli. Che però sta portando alla fuga dei dipendenti, che sono sempre più introvabili.

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