Per capire quanto stiamo sprofondando negli abissi non serve solo aprire una qualsiasi bolletta di luce e gas. Serve infatti entrare nei supermercati e leggere i prezzi sotto ai prodotti di prima necessità. Tra questi, infatti, spicca ora il caso latte. La prospettiva di un prezzo del latte superiore addirittura a 2 euro al litro sta facendo sobbalzare sulla sedia milioni di italiani. Come racconta Il Giornale, la francese Lactalis e l’italiana Granarolo hanno unito le forze nella richiesta d’aiuto al governo. Il nemico comune è il caro energia e “l’inflazione galoppante che da 12 mesi colpisce l’agroalimentare italiano e in particolare il settore lattiero caseario”, si legge sulla nota. “Occorre un intervento pubblico che scongiuri conseguenze ancora più disastrose per le migliaia di imprese che compongono la filiera”. (Continua a leggere dopo la foto)
Il caro prezzi “ha toccato in maniera importante, con numeri a doppia cifra, quasi tutte le voci di costo che compongono la filiera del latte”. A pesare sui costi di produzione anche l’alimentazione animale (colpita dalla siccità che riduce sia i raccolti degli agricoltori sia la produzione di latte) che ha “reso necessario un aumento quasi del 50% del prezzo del latte riconosciuto agli allevatori”. Ma a essere più caro è anche il confezionamento dei prodotti, con carta e plastica in aumento costante da mesi. “Oggi, però, la preoccupazione maggiore è rappresentata dall’incremento dei costi energetici che nelle ultime settimane sono aumentati a tal punto da rendere difficile trasferirli sul mercato”. (Continua a leggere dopo la foto)
Il latte per il consumatore è cresciuto raggiungendo gli 1,75/1,80 euro al litro. E se il prezzo è già di per sé alto, la prospettiva è che di questo passo potrebbe aumentare ulteriormente entro dicembre 2022. Una situazione di questo genere, soprattutto se protratta nel tempo, finirebbe inevitabilmente per incidere sui consumi, anche di un alimento base per la dieta di milioni di italiani. “Le imprese sono allo stremo”, ha affermato Giovanni Pomella, amministratore delegato di Lactalis in Italia. “Hanno già fatto ben oltre le loro possibilità ed è arrivato il tempo della responsabilità pubblica”. (Continua a leggere dopo la foto)
“L’aumento dei costi – denuncia anche Coldiretti – può portare quasi un allevamento su dieci a rischio cessazione dell’attività. I prezzi alla stalla, ad aprile, secondo i dati Ismea hanno mediamente raggiunto il livello record di 47,4 euro/100 litri, motivo per cui la produzione sta frenando. Ed è un peccato perché l’industria italiana casearia aveva iniziato l’anno con numeri incoraggianti. Il mercato interno, nei primi quattro mesi del 2022, aveva registrato un balzo del 14,6% sul 2021. E meglio ancora erano andate le esportazioni: nei primi due mesi del 2022, infatti, erano lievitate del 22,8% in termini di volume e del 26,9% in valore”.
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