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Da capo dei vigili al ministero di Bonetti: la scalata inarrestabile della fedelissima di Renzi

Pubblicato il 12/03/2021 09:49 - Aggiornato il 12/03/2021 09:50

Nell’eterno ritorno del sempre uguale che è marchio di fabbrica della politica italiana, dove chi ha conoscenze giuste riesce puntualmente a riciclarsi in qualche nuovo incarico, il governo Draghi non ha rappresentato certo un’eccezione, come dimostrato anche dalla grottesca scelta di una squadra di ministri esperti innanzitutto di poltrone. Tra chi ancora una volta si è trovata a ricoprire incarichi importanti c’è però anche un volto noto a Matteo Renzi, quell’Antonella Manzione presente in ogni esecutivo che ha visto in questi anni il Rottamatore come protagonista.

Negli anni, Manzione è passata da capo dei vigili urbani quando Renzi era sindaco di Firenze a Palazzo Chigi, fino al Consiglio di Stato. A breve, come anticipato dal Fatto Quotidiano, dovrebbe diventare la responsabile dell’Ufficio legislativo del ministero delle Pari opportunità al quale nel frattempo è arrivata Elena Bonetti, fedelissima dell’ex premier ed esponente di spicco di Italia Viva. Un passaggio in attesa dell’autorizzazione del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa. La richiesta è stata già inoltrata da Bonetti.

L’ennesimo salto niente male per Manzione, a capo della polizia municipale di Firenze tra il 2010 e il 2013 e poi promossa da Renzi, per un anno, direttrice generale del Comune. Nel 2014 la svolta: il Rottamatore fa le scarpe a Enrico Letta, regalando agli italiani quel celebre “stai sereno” che è oggi sinonimo di tradimento imminente, e Manzione lo segue a Palazzo Chigi come capo dell’Ufficio legislativo. Il fratello Domenico, nel frattempo, diventa sottosegretario agli Interni. Nel 2016 Antonella, fedelissima di Renzi, vede aprirsi davanti a lei le porte del Consiglio di Stato. Con tanto di polemiche perché norma prevede che i consiglieri di nomina governativa devono avere 55 anni (lei all’epoca ne aveva 53). Tutto superato, però, con un’interpretazione “evolutiva” della norma (e nonostante il parere contrario di un ancora sconosciuto Giuseppe Conte).

Senza un dottorato, un ruolo da docente universitaria, un’esperienza come avvocato, Manzione si ritrova così consigliera di Stato, forte soltanto di una laurea in Giurisprudenza. Una scalata che continua ancora oggi: con la fine del Conte bis e l’avvento di Draghi, Renzi l’ha portata al ministero guidato da Bonetti, senza neppure l’obbligo del fuori ruolo. In fondo il segreto del successo è soltanto nello scegliersi le giuste amicizie.

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