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La retromarcia degli scienziati: “Niente chiusure, il Covid fa fatto circolare”

Pubblicato il 08/03/2021 10:04

Mentre il governo Draghi insiste sulla linea delle chiusure, incapace di affrontare la crisi economica con le briciole lasciate dall’Europa e quindi convinto che costringere gli italiani in casa sia l’unica soluzione, il mondo della scienza viene a dirci che lockdown e restrizioni sono quanto di più sbagliato si stabilire adottare in questo momento. La rivista Science, tra le più prestigiose a livello internazionale, ha infatti pubblicato proprio in questi giorni lo studio di tre esperti, secondo i quali il Covid-19, per essere sconfitto, va lasciato circolare. In caso contrario, per liberarsi della sua presenza potrebbero volerci anche dieci anni.

La retromarcia degli scienziati: "Niente chiusure, il Covid fa fatto circolare"

Avevamo già parlato dello studio effettuato da Jennie Lavine e Rustom Antia, del dipartimento di biologia della Emory university di Atlanta, assieme a Ottar Bjornstad, del centro dinamica delle malattie infettive della Pennsylvania State university, attraverso le pagine de Il Paragone. Un’analisi, quella dei tre esperti, che ha subito ottenuto grande visibilità, testimonianza degli errori commessi fin qui da tanti governi, quello italiano in primis: secondo il modello teorico elaborato, il Covid-19 assumerà carattere endemico e la sua letalità finirà per attestarsi intorno allo 0,1%, scendendo al di sotto del livello dell’influenza stagionale. Il Sars-Cov-2 non è stato contenuto subito, la sua diffusione ha provocato una pandemia e non può più essere eliminato direttamente. Ma se vogliamo che si raggiunga in fretta la fase endemica, quando il coronavirus potrà non essere “più virulento del comune raffreddore”, scrivono gli autori, occorre che il tasso di contagiosità R0 (R con zero) sia uguale a 6, ovvero che una persona ne contagi altre 6.

La retromarcia degli scienziati: "Niente chiusure, il Covid fa fatto circolare"

Altro che distanziamento e lockdown, insomma. Per gli scienziati americani, tutti i coronavirus esistenti suscitano un’immunità con caratteristiche simili e quello attuale ha provocato un “grave problema di salute pubblica come conseguenza dell’emergenza epidemica in una popolazione immunologicamente mai trattata, in cui gruppi d’età avanzata senza precedente esposizione sono più vulnerabili”. Quello che serve, dunque, è agire in fretta con i vaccini senza ridurre i test diagnostici e “se è necessario un frequente potenziamento dell’immunità mediante la circolazione virale in corso, per mantenere la protezione dalla patologia, allora potrebbe essere meglio che il vaccino imiti l’immunità naturale nella misura in cui previene la patologia, senza bloccare la circolazione del virus.

La retromarcia degli scienziati: "Niente chiusure, il Covid fa fatto circolare"

Sempre su Nature, la ricercatrice di malattie infettive Jennie Lavine ha a sua volta spiegato: “Il virus si attacca, ma una volta che le persone sviluppano una certa immunità, attraverso l’infezione naturale o la vaccinazione, non presenteranno sintomi gravi. Il virus diventerebbe un nemico incontrato per la prima volta nella prima infanzia, quando in genere causa un’ infezione lieve o del tutto assente”. Si potrà, dinque, convivere con il Covid come accade con altri coronavirus endemici che possono provocare più reinfezioni, grazie a un’immunità diffusa acquisita fin da piccoli, quando, a seguito dell’esposizione a raffreddori comuni, sembra si generi una protezione. La cosiddetta “cross reattività”, grazie alla quale gli anticorpi riuscirebbero a riconoscere un nuovo virus con corredo genetico simile ad altri patogeni con i quali si è venuti a contatto.

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