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“Io, artigiano disperato, chiedo una mano allo Stato. Ho paura di arrivare a gesti estremi”

Pubblicato il 11/05/2020 18:44

Una testimonianza forte, una delle tante arrivate in queste settimane difficili, drammatiche, con le imprese e le famiglie italiane colpite da una crisi senza precedenti e alla quale il governo continua a non fornire risposte rapide, efficaci. Storie di disperazione che sfociano, alle volte, in gesti estremi. Federcontribuenti, attraverso il proprio portale, parla di 25 suicidi legati a difficoltà economiche registrati in questi giorni. E riporta le parole di un artigiano che a sua volta si è trovato a vivere momenti impensabili fino a qualche mese fa, quando l’emergenza figlia dell’epidemia coronavirus non aveva ancora mostrato il suo volto peggiore.

“Non so ancora se riaprirò la mia attività oppure se, per la vergogna, togliermi la vita e fermare l’insopportabile disperazione in cui mi trovo che è dolorosissima perché non si ferma mai un istante. Ho parlato anche con altri miei amici imprenditori e la situazione è la medesima. Vi prego, se potete rassicuratemi voi che uno Stato c’è” è la telefonata arrivata a Federcontribuenti, poi riportata in tutta la sua forza, terribile. “La lentezza del governo sta stringendo la gola ai piccoli artigiani rimasti ormai senza risparmi. 25 suicidi nelle settimane del lockdown sono la grave accusa contro proclami e menzogne. Queste richieste di aiuto pesano sulle nostre coscienze, perché ci fanno testimoni di morti annunciate, perché ci rendono complici di queste tragedie. Il governo si muova, subito!”.

"Io, artigiano disperato, chiedo una mano allo Stato. Ho paura di arrivare a gesti estremi"

Un racconto non diverso da tanti altri che si susseguono in attesa di uno Stato che si decida a fare finalmente la sua parte: “Ho iniziato a lavorare in questa ditta da minorenne, ora sono verso la sessantina. Quando il titolare decise di andare in pensione io decisi di rilevare il piccolo laboratorio a costo del mio TFR, circa vent’anni fa. Produciamo valvole di sicurezza ad alta precisione in metallo misto per i serbatoi di combustibile liquido o gassoso ad alta pressione per varie società. Nel 2018 mi sono preso la responsabilità di assumere anche un apprendista (sembrava vedere me stesso all’inizio). Arriviamo a febbraio 2020 quando, a seguito della pandemia, ci viene chiesto di chiudere. Ascoltavo in silenzio tutti i tg per capire se la situazione migliorava o meno, ho ascoltato parola per parola i proclami del nostro presidente del consiglio che mi rassicurava che nessuno sarebbe stato lasciato indietro e che le coperture economiche sarebbero state sufficienti per tutti, con somme a fondo perduto e altri a tassi molto agevolati per la perdita di fatturato”.

"Io, artigiano disperato, chiedo una mano allo Stato. Ho paura di arrivare a gesti estremi"

“La cosa era strana ma buona, non sono mai rimasto tanto a casa con la mia famiglia, Partecipo ai lavori casalinghi, mia moglie continua con la battuta “hai le mani talmente callose che puoi grattugiare il parmigiano senza grattugia. Oggi è il 10 maggio, i miei dipendenti non hanno ancora ricevuto la cassa integrazione, io ho finito i risparmi perché ho sempre pagato tutte le tasse e quel po’ che avevo messo da parte l’ho perduto con il crac della BPVI. Sono indietro di 3 affitti del laboratorio, per fortuna sono riuscito a sospendere il mutuo di casa, per ora le bollette le ho saldate ma non ho più un centesimo, sono andato in banca ma mi hanno guardato come un alieno, mi hanno chiesto quali erano le garanzie che potevo fornire e se qualcuno poteva venire a firmare per me. Come non bastasse, le ultime forniture non mi sono state saldate. Ora mi trovo a fare la spesa per la mia famiglia con una carta di credito che non avevo mai usato e non so come coprirla il mese prossimo quando andrà in addebito in banca! Sono cosciente di essere caduto in una forte depressione che sto cercando di celare alla mia famiglia, finché ci riuscirò. Non riesco a fare i conti con le mie notti in bianco popolate da incubi e paure reali: non so ancora se riaprirò la mia attività e riuscirò a pagare i debiti che ho maturato, se cercarmi un’occupazione da dipendente, cosa che non vedo per nulla semplice…..oppure sparire per la vergogna è togliermi la vita. Grazie e mi scuso ancora per il disturbo”.

"Io, artigiano disperato, chiedo una mano allo Stato. Ho paura di arrivare a gesti estremi"

Federcontribuenti continua a denunciare i tempi biblici di una politica che non riesce a rendersi conto dei reali bisogni di chi si è visto di colpo crollare il mondo addosso, impreparato ad affrontare ostacoli così imponenti da un giorno all’altro. Persone comuni alle quali vanno date presto certezze, rassicurazioni. Senza più fermarsi, come fatto finora, alle semplici parole.

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