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“Invalida al 100%” dopo la prima dose, l’angosciante racconto. “Chiedo giustizia”, ma nessuno le risponde

Pubblicato il 08/04/2024 21:48

Era il 27 settembre del 2021, un giorno come tanti ma non certo per Debora Russo. Era il giorno in cui alla giovane donna di Lodi, oggi 41enne, veniva iniettata la prima dose del vaccino della Pfizer contro il Covid-19. Prima e unica: “Ho iniziato a stare male subito dopo la prima dose. Tanto che la stessa ATS mi ha esonerato da future dosi”, nelle sue stesse parole. Il suo sistema immunitario è “andato in tilt” da quel momento, ed è oggi invalida al 100 per cento. Una storia tragica, simile ad altre, tante altre, che abbiamo raccontato e che, peraltro, sono una parte infinitesimale delle storie di reazioni avverse, o magari malori improvvisi, che sono vergognosamente negati da larga parte della comunità scientifica, oramai trinceratasi dietro l’inverosimile mantra Nessuna correlazione e dietro uno spesso muro di omertà. Ci pare giusto affidare la parte più dolorosa del racconto alle sue stesse dichiarazioni, che danno conto di una impressionante sequela di danni collaterali. (Continua a leggere dopo la foto)

L’interminabile elenco di effetti avversi

“Ho sviluppato reazioni avverse a catena: vasculite, malattia di Bechet, connettivite SS-A/Ro, scompenso della pregressa fibromialgia precedentemente ben compensata da oltre 3 anni; inoltre, poliallergie alimentari, ostruzioni polmonari con asma scompensata, peggioramento della pregressa tiroide di Hashimoto in precedenza ben compensata con conseguente dosaggio farmacologico raddoppiato, rischio trombotico, peggioramento del fattore VII della coagulazione, interessamento infiammatorio agli arti, deficit della memoria a breve termine, cefalee cronicizzate, orticaria, afte ricorrente, herpes ricorrenti, cataratte giovanile ed altro ancora”. Avete letto una lunghissima lista di tremende patologie, alcune delle quali, sinceramente, neppure conoscevano, e avete letto che alla donna è stata concessa (troppo tardi) l’esenzione dalle ulteriori dosi del vaccino. Eppure, a fronte di questa evidenza conclamata, la donna non riesce a ottenere giustizia: dal terribile racconto condiviso su Il Giornale d’Italia apprendiamo che la commissione medico militare è riuscita persino a rigettare il nesso di casualità. (Continua a leggere dopo la foto)

“Nessuna risposta, mai, da nessuno”

Eppure, nelle varie dichiarazioni cliniche e nella comunicazione con l’Aifa, “lo specialista di riferimento ha dichiarato il nesso di casualità, citando la giurisprudenza medica e scientifica”. Debora sta, ora, preparando il ricorso contro il primo pronunciamento della commissione medico militare, assistita dall’avvocato Alfredo Tocchi. Peraltro, la sua terribile situazione è stata segnalata, con dovizia di riscontri scientifici a tutti gli enti competenti. Risultato? Risponde Debora Russo: “Nessuna risposta, mai, da nessuno”. A cominciare dalla Regione Lombardia, forse preoccupata di non dar sfogo all’indicibile.

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