Aveva appena ricevuto la prima dose del vaccino Pfizer e si era seduto, come da prassi, a pochi metri di distanza, per rimanere sotto osservazione vicino al personale medico per i canonici 15 minuti. Proprio durante quel lasso di tempo, però, ha iniziato a sentirsi poco bene: l’uomo, 40 anni, è stato colpito da un infarto all’interno del centro per le somministrazioni di Camucia, in provincia di Arezzo. Subito soccorso dal personale, il paziente si trova ora ricoverato in ospedale.
Come raccontato da RaiNews, l’anamnesi del paziente era completamente negativa: il medico, dunque, ha proceduto all’inoculazione del vaccino senza preoccupazioni, ma la situazione è presto precipitata. La Asl ha subito avviato le indagini per capire se esiste una correlazione tra il farmaco somministrato e le gravi complicazioni insorte nell’uomo, che al momento non sarebbe in pericolo di vita.
Un caso che si è verificato a poche ore dall’annuncio del governo dell’obbligatorietà del Green pass per la maggioranza dei lavoratori italiani, che sarà così di fatto costretti a sottoporsi alle due dosi previste pur di poter continuare a svolgere la propria professione. Un provvedimento, contestato da tanti sindacati e rappresentanti di categoria, che ha impresso ovviamente un’accelerazione decisa nella campagna di vaccinazione.
Draghi e i suoi ministri hanno deciso che per tutti i lavoratori del pubblico e del privato è infatti obbligatorio avere il Green pass, ottenibile dopo aver ricevuto il vaccino, a seguito di guarigione dal Covid o presentando l’esito negativo di un tampone effettuato nelle 48 ore precedenti. In caso di mancato conseguimento del certificato, per il dipendente può scattare sin dal primo giorno la trattenuta dello stipendio. Un ricatto, di fatto, per convincere tutti a vaccinarsi, ignorando i dubbi ancora persistenti sull’efficacia e la sicurezza degli attuali farmaci anti-Covid.
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